L'economia brasiliana cresce e lo fa anche più delle attese. Di solito dati sul Pil particolarmente positivi sono un'ottima notizia per un Paese; nel caso brasiliano c'è però anche chi questi dati li legge come fonte di un problema: si tratta della banca centrale.
L'inflazione è infatti oramai al limite superiore dell'intervallo che la Banca centrale si è data come obiettivo in termini di carovita: le pressioni inflazionistiche ci sono e un'economia che cresce in modo spedito e mostra segni di surriscaldamento non fanno altro che aggiungere ulteriori pressioni sui prezzi.
I consumi delle famiglie sono cresciuti dell’1,3% rispetto al trimestre precedente, la produzione industriale è cresciuta dell'1,8% e i servizi dell'1%. Risultati resi possibili dalla capacità maggiore capacità di spesa di consumatori: i trasferimenti governativi, così come l’aumento del salario minimo garantito, hanno di fatto aumentato il potere d'acquisto e la disponibilità di spesa dei consumatori.
Se da una parte la politica fiscale brasiliana sta producendo degli effetti sulla capacità reddituale delle persone, dall'altra continua però a creare molte tensioni sui mercati circa la capacità di mantenere in ordine i conti pubblici. L'altro problema che sta creando è quello di un'economia che cresce troppo e quindi è necessario tornare ad alzare i tassi di interesse. Con un'inflazione oramai al limite dell'obiettivo e una crescita così sostenuta, ci sarà bisogno di tornare ad alzare i tassi di interesse: sono già molte le scommesse sul fatto che questo aumento arriverà nella riunione di questo settembre.
Per quanto riguarda gli investimenti: per la Borsa controlla i nostri portafogli, per i bond in real, il consiglio è sempre mantenere.