L'inflazione di settembre in Canada ha fatto scattare le scommesse per il cosiddetto “jumbo cut”, cioè il taglio dei tassi dello 0,5% nella riunione della prossima settimana. Il carovita canadese, infatti, si è attestato all'1,6% annuale, in calo dal 2% di agosto, registrando così un rallentamento maggiore di quello atteso dal mercato (1,8%). Addirittura, su base mensile i prezzi sono calati dello 0,4%, quando le attese erano per -0,2%, esattamente quanto fatto anche ad agosto.
La Banca centrale canadese ha tagliato dello 0,25% i tassi nelle ultime tre riunioni ed è atteso un altro taglio dei tassi anche nella riunione della prossima settimana. Dopotutto, era stato lo stesso Istituto centrale a dichiarare di voler continuare a tagliare i tassi, soprattutto perché, non essendo l'inflazione più un problema, le attenzioni possono spostarsi verso la salvaguardia della crescita economica. I dati comunicati sui prezzi di settembre, però, hanno portato i mercati a scommettere fortemente sul fatto che la Banca centrale canadese procederà con un taglio dello 0,5% anziché dello 0,25%.
Se si guardano altre metriche dei prezzi, monitorati dalla stessa Banca centrale, si riscontra invece una situazione di prezzi sempre sotto controllo, ma meno in rallentamento rispetto a quanto mostrato dall'indice generale. L'inflazione di fondo si attesta al 2,4%, mentre l'inflazione media degli ultimi tre mesi è ferma al 2,3%. Sono risultati stabili e in linea con le attese che consentono di procedere sicuramente con un ulteriore allentamento monetario nella riunione della prossima settimana: l’ampiezza di quest’ultimo, però, non è definibile con certezza.
Dal punto di vista degli investimenti, le obbligazioni in dollari canadesi non sono da acquistare. Per la Borsa verifica la sua presenza nei nostri portafogli.