L’inflazione zona euro a settembre è scesa all'1,8% annuo, dal 2,2%, come si attendevano le attese di mercato. Per quanto riguarda l'inflazione di fondo, invece, metrica più rilevante per la Bce rispetto all'indice generale dei prezzi, il rallentamento è stato meno accentuato, al 2,7% dal 2,8% di agosto (come da attese). Un leggero rallentamento si è avuto anche nei prezzi dei servizi, ad oggi una delle maggiori fonti di pressioni inflazionistiche nella zona euro: il dato parla di un 4% annuo, solo in leggero rallentamento rispetto al 4,1% di agosto. L'inflazione dei servizi rimane così, come viene definita in questi casi, “appiccicosa”, cioè molto lenta nell’abbassarsi.
In generale i dati preliminari sul carovita della zona euro di settembre non hanno sorpreso i mercati, ma sono andati esattamente come da attese. Si conferma un processo disinflazionistico all'interno di Eurolandia, ma soprattutto nelle componenti fondamentali qual è l'inflazione di base la disinflazione procede a passi lenti e pressioni sui prezzi come l'inflazione dei servizi si mantengono ancora elevate. Se si dovesse ragionare sulle prossime scelte della Bce in base ai dati odierni, seppur si tratta solamente di un'indicazione preliminare e mancano ancora ulteriori metriche per giungere ad un giudizio più approfondito, un altro taglio a dicembre è assolutamente possibile se non anche probabile. I mercati, però, incominciano ad aumentare le loro scommesse su un taglio addirittura ad ottobre. In questo senso sono più rilevanti le dichiarazioni arrivate dalla governatrice Lagarde il giorno precedente al dato sull'inflazione.
Secondo Lagarde, infatti, la Banca centrale europea è sempre più ottimista sul fatto di riuscire a tenere sotto controllo l'inflazione e rifletterà su questo aspetto nella sua decisione sui tassi di interesse di ottobre. Sempre la governatrice ha detto che anche ulteriori elementi che rappresentano pressioni sui prezzi, come l'inflazione salariale, benché rimanga elevata, ha iniziato a rallentare. Anche sul fronte dell'inflazione dei servizi, riconoscendo un livello ancora elevato, la posizione della Bce è per un futuro rallentamento. C'è quindi un certo ottimismo che in passato non era mai trapelato da parte della Bce sull'evoluzione e su che cosa attendersi nei prossimi mesi dai prezzi nella zona euro. Aggiungendo a queste parole i timori per l'economia europea che sono aumentati dagli ultimi dati pubblicati, i mercati credono in un taglio anche ad ottobre. C'è circa un 90% di possibilità secondo i mercati che la Bce tagli dello 0,25% i tassi di interesse a ottobre, per poi tagliare, com’era già previsto in precedenza, anche a dicembre dello 0,25%.
C'è quindi un taglio in più nelle attese di mercato per questo 2024 rispetto a quanto preventivato solo qualche settimana fa. I tassi sui depositi, che oggi sono al 3,5%, dovrebbero quindi giungere a fine anno al 3% anziché al 3,25%. Per il 2025 ulteriori tagli, in tutto tre e sempre dello 0,25% ciascuno, sono ancora contemplati dalle attese dei mercati. Significa che i tassi potrebbero attestarsi al 2,25% anziché al 2,5% verso metà del 2025, data che nella mente dei mercati rappresenta la fine del taglio dei tassi di interesse.