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Inflazione eurozona al 2,3%. Tra falchi e colombe, cosa farà la Bce?

Inflazione zona euro

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Data di pubblicazione 29 novembre 2024
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Inflazione zona euro

Inflazione zona euro

Come da attese, il carovita nella zona euro accelera, ma il dato sull'inflazione di fondo è inferiore alle attese. Come si muoverà la Banca centrale europea nella riunione di dicembre?

L’inflazione della zona euro, come da attese, ha accelerato dal 2% di ottobre al 2,3% di novembre. Sotto le attese è risultata invece l’Inflazione di fondo, rimasta stabile al 2,7% quando le attese si aspettavano il 2,8%.

Guardando alle diverse componenti del carovita, ancora una volta i servizi sono quelli che pesano maggiormente sull’indice generale (+3,9%), seguiti da alimentari, alcolici e tabacchi (+2,8%), dai beni industriali non energetici (+0,7%) e dall’energia (-1,9%).

FALCHI E COLOMBE

All'interno della Bce ci sono, come da tradizione, diverse scuole di pensiero, che possono essere distinti in due grandi gruppi: i falchi e le colombe.

Tra i vari esponenti che possono essere annoverate tra le cosiddette colombe, cioè chi è propenso a tagliare i tassi, la maggiore preoccupazione è un eccessivo rallentamento della crescita economica che potrebbe anche portare l'inflazione al di sotto del valore del 2%. Per questo chiedono di portare velocemente i tassi di interesse al cosiddetto livello neutrale. Che cos’è questo livello neutrale? È quel livello dei tassi di interesse per cui la politica monetaria non è né espansiva né restrittiva: questo dato è individuato per la zona euro al 2%. C'è anche chi si spinge oltre e ha evidenziato la necessità di portare i tassi sotto al livello neutrale per stimolare la crescita.

Tra i falchi, invece, le opinioni sono diametralmente opposte. Ritengono infatti che il costo del denaro sia già vicino alla neutralità e non che per il momento non è necessario tagliare ancora per aiutare la crescita. Si tratta di posizioni estreme, ma tra i falchi più moderati la posizione è comunque quella di essere cauti, mettendo in guardia dal rischio di ulteriori tagli a causa dell’inflazione dei servizi, degli elevati aumenti salariali e delle incertezze geopolitiche.

COSA ASPETTARSI

Il dato di novembre, con un’inflazione di fondo stabile al 2,7% e dunque più bassa rispetto alle attese lascia spazio per tagliare i tassi anche a dicembre, momento in cui saranno determinanti le nuove stime su inflazione e Pil della Bce.