Nel Regno Unito la crescita è stata lenta nel 3° trimestre. Su base annua, l'espansione è stata solo dell'1%, mentre rispetto al trimestre precedente è stata dello 0,1%. Questa cifra non è certo rassicurante. Il settore dei servizi, che aveva trainato l'economia in primavera, ha subito un rallentamento.
Sebbene la Banca d'Inghilterra potrà approfittare dell'inflazione, scesa all'1,7% a settembre, per riprendere i tagli dei tassi in futuro, per il momento sta sposando un approccio di grande cautela. Dopo aver abbassato il tasso di interesse al 4,75% il 7 novembre scorso, infatti, segnala che non è previsto un ulteriore taglio prima dell'inizio del 2025.
Allo stesso tempo, la pressione fiscale è stata rivista al rialzo dal nuovo governo, che sta cercando di conciliare gli investimenti per il potenziamento del settore pubblico (e in particolare del famoso NHS, il sistema sanitario britannico), con deficit di bilancio contenuti. Un equilibrio per nulla scontato. L'aumento dei contributi previdenziali a carico delle imprese rischia di pesare sull'occupazione, sul potere d'acquisto dei britannici e, in ultima analisi, sull'economia nel suo complesso.
Se l'approccio responsabile alle finanze pubbliche e il desiderio di normalizzare le relazioni con l'Europa e il resto del mondo sono buone notizie e dimostrano il desiderio di migliorare il modo in cui il Regno Unito è governato, il rilancio dell'economia britannica non sarà però facile.
In questa fase, investiamo nel Regno Unito solo attraverso le azioni, non attraverso i bond, e solo nell'ambito del nostro portafoglio dinamico.