Il 12 di dicembre la Bce si riunirà per decidere cosa fare in fatto di tassi di interesse. La riunione del prossimo giovedì non è importante solo per la decisione che si prenderà sui tassi, ma anche perché, come di consuetudine, verrà presentata la revisione trimestrale delle stime di inflazione e crescita economica. Sono stime molto importanti, perché dicono che cosa si aspetta la Bce per il futuro e dunque sono un possibile indizio sulle mosse che potrà fare nel 2025.
Per quanto riguarda la decisione di giovedì prossimo è oramai scontato che la Bce taglierà i tassi di interesse: un taglio dello 0,25% può dirsi praticamente scontato. Gli indizi su questo sono diversi. Lo si vede da alcuni indicatori di mercato considerati anticipatori delle mosse della BCE: il rendimento dei Bund a breve scadenza, tipicamente quelli a due anni, e l'andamento dei futures sul tasso Euribor a 3 mesi.
A questo si aggiungono una serie di comunicazioni dei vari esponenti della Banca centrale europea: in questa settimana che precede la riunione, infatti, le dichiarazioni rilasciate sono state tutte favorevoli a un taglio dei tassi e anche i cosiddetti falchi, coloro i quali sono più restii a tagliare i tassi, non hanno espresso posizioni contrarie pubblicamente. La quota e la forza di chi vuole un taglio dei tassi di interesse risulta quindi essere preponderante. A tutto questo ci sono poi anche le dichiarazioni della presidente della Banca centrale europea. Lagarde ha infatti detto che la crescita sarà più debole nel breve termine, a causa del rallentamento della crescita del settore dei servizi e della continua contrazione del settore manifatturiero. In prospettiva, la ripresa economica della zona euro dovrebbe iniziare a prendere slancio, con la spesa per i consumi che dovrebbe aumentare grazie all'incremento dei redditi reali e con una ripresa degli investimenti. Il peso specifico delle dichiarazioni della presidente Lagarde è tale da rappresentare quasi un'anticipazione della mossa di giovedì prossimo: con un rallentamento nel breve termine, un taglio dei tassi è ancora più necessario.
Se poi le sue dichiarazioni, unite a quelle degli altri esponenti Bce non dovessero bastare, c'è anche da tenere conto delle preoccupazioni che sollevano la Francia, con la su instabilità politica, e la situazione dell'altro grande malato d’Europa, la Germania. Tenendo conto anche della situazione delle due maggiori economie della zona euro, tutti gli indizi portano a dare per scontato il taglio dello 0,25%.