Ancora una volta il dato sull'inflazione Usa risulta essere allineato alle attese, ma soprattutto mostra un processo disinflattivo in stallo. L'indice generale dei prezzi al consumo risulta essere in crescita del 2,7% a livello annuale, mentre l'inflazione di fondo è al 3,3% annuale. Rispetto al mese precedente si tratta di un livello leggermente in accelerazione, dal 2,6%, per l'indice generale, stabile per il dato sull'inflazione di fondo.
Andando a guardare altre metriche che sono molto importanti per capire le pressioni inflazionistiche, si scopre che il dato sui cosiddetti shelter cost, che tengono conto del costo degli alloggi e che continuano ad essere una delle voci che maggiormente pesano sull'andamento dell'inflazione, su base mensile a novembre ha fatto segnare +0,23%, il tasso di crescita più lento di tutto il 2024. La cosiddetta inflazione super core, invece, che elimina anche il dato sugli alloggi, è passata dallo 0,31% di ottobre allo 0,34% di novembre.
In conclusione, i dati di novembre dimostrano come i prezzi sembrano essersi ancorati attorno agli attuali livelli ed è difficile farli scendere. È anche vero che le pressioni di fondo inflazionistiche tendono a non incrementare rispetto al passato. In questa situazione la Fed la prossima settimana potrà procedere con il taglio dei tassi di interesse dello 0,25%. Dopo la pubblicazione di questo dato, infatti, le probabilità scontate dal mercato per il taglio io sono passate dall’86% al 96%.