La Banca del Giappone ha aumentato i tassi di interesse, portandoli dallo 0,25% allo 0,50%. Il costo del denaro è ora al livello più alto degli ultimi 17 anni. Sono diversi i fattori che hanno portato a questa decisione. La prima è l'inflazione, al 3,6% a dicembre (il dato di fondo è al 3%), al di sopra dell'obiettivo ufficiale del 2% dall'aprile del 2022. Inoltre, i salari sperimenteranno un secondo anno di forte crescita nel 2025 e così gli aumenti dei prezzi rimarranno ampiamente positivi nei prossimi anni.
L'economia giapponese ha quindi voltato pagina sulla deflazione, che aveva spinto le autorità monetarie a perseguire una politica monetaria ultra-espansiva, con tassi negativi e massicci interventi sul mercato obbligazionario per mantenere i tassi di interesse a 10 anni intorno allo 0%. Ora, invece, il contesto è cambiato e c’è la necessità di normalizzare la politica monetaria, soprattutto perché i bassi tassi di interesse hanno causato il calo dello yen sul mercato dei cambi. Sostenere il valore della valuta giapponese è l'altro motivo dell'aumento del costo del denaro.
Le basse quotazioni dello yen sono ora un problema piuttosto che un vantaggio per l'economia giapponese. La debolezza della valuta non sta stimolando le esportazioni, poiché la carenza di manodopera sta limitando la produzione industriale, ma sta aumentando il prezzo delle importazioni, penalizzando il potere d'acquisto e i consumi delle famiglie, che rappresentano la metà dell'attività economica giapponese.