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Le prime mosse di Trump

Usa e Borsa

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Data di pubblicazione 30 gennaio 2025
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Trump ha annunciato la creazione dell’External Revenue Service, un’agenzia che si occuperà di riscuotere i dazi e le altre tasse che i produttori stranieri pagheranno per accedere al mercato americano. Quali saranno le conseguenze immediate?

Supportati da un’economia forte, Trump e la sua squadra sono in una posizione di forza. Con Messico e Canada si vuole rinegoziare l'accordo USMCA (United States-Mexico- Canada Agreement) che regola il libero scambio in Nord America. La Cina è nel mirino, ma Pechino punta a raggiungere un compromesso. Nei confronti dell’Europa si criticano gli standard del settore agricolo che portano a escludere dalle importazioni molti prodotti americani, mentre si criticano le eccessive esportazioni dell’industria tedesca negli Stati Uniti, e poi c’è la favorevole tassazione irlandese che ha spinto molte aziende americane a spostarvi la sede.

Quale impatto a livello globale?

Trasformare gli Stati Uniti in una fortezza ha un prezzo: il blocco dell'immigrazione irregolare dovrà essere compensato da un aumento di quella legale, altrimenti si rischia una eccessiva pressione sui salari e sul mercato del lavoro. Lo stesso ragionamento vale per i dazi, che faranno aumentare i prezzi dei prodotti importati e quindi l'inflazione. La fine delle sovvenzioni alla transizione energetica, nonché il ritiro degli Stati Uniti dall'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici nelle intenzioni di Trump dovrebbe offrire all'economia americana energia abbondante e a basso costo, per rafforzarne la competitività e limitarne l'inflazione. Non ultimo, l’entusiasmo per la tecnologia, settore in cui gli Usa puntano a essere pionieri e leader a livello globale con investimenti ambiziosi nell'intelligenza artificiale, ad esempio il progetto Stargate che prevede un investimento pubblico di 500 miliardi di dollari. Sul settore pende una spietata spada di Damocle: quella della concorrenza di DeepSeek, prodotto in Cina con investimenti ben più limitati, che apre il dibattito sugli investimenti e gli importi davvero necessari a finanziarne l’espansione. Quel che pare al momento abbastanza chiaro è che i produttori stranieri che desiderano vendere negli Stati Uniti saranno incoraggiati a stabilirsi lì e Trump intende mettercela tutta per fare degli Stati Uniti una specie di fortezza dal fascino innegabile, ragion per cui il Paese resta ben saldo in tutte le nostre strategie di portafoglio.

Due i settori più colpiti

Il primo è quello sanitario: anche se trarrà vantaggio da un atteso calo della tassazione, il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e la nomina di un ministro della Salute no vax non sono segnali favorevoli. Il secondo settore è quello automobilistico. I dazi colpirebbero in particolar modo i produttori messicano dove quasi il 90% dei veicoli prodotti viene esportato, per lo più proprio negli Stati Uniti. Per giganti come Volkswagen (100,5 euro, DE0007664005; acquista) o Stellantis (12,87 euro, NL00150001Q9, mantieni), il costo dei dazi potrebbe essere salato. Nemmeno marchi come BMW (79,56 euro, DE0005190003, mantieni) o Mercedes (58,8 euro, DE0007100000, mantieni) ne uscirebbero indenni: il Messico fornisce componenti per le loro linee di assemblaggio americane e spostare la produzione richiede tempo e ingenti investimenti.