I dati di gennaio sul carovita indiano sembrano dare ragione alla decisione di pochi giorni fa della Banca centrale di tagliare il costo del denaro.
L'inflazione indiana ha infatti rallentato fortemente da dicembre, passando dal 5,22% annuale al 4,31% annuale; le attese erano sì per un calo, ma limitato al 4,5% annuale. Gran parte di questo calo è dovuto al rallentamento dei prezzi degli alimentari, che sul paniere di beni su cui si calcola l'inflazione pesano circa il 50%. Ripulendo il dato quindi da questo elemento, l'inflazione di fondo rispetto al mese precedente non è scesa.
Sei il dato di gennaio fa respirare la Banca centrale, vista anche la decisione di tagliare i tassi di interesse, permangono ancora molti rischi per l'inflazione indiana. Il primo, quello comune un po’ a tutto il mondo, è legato all'esito delle decisioni sui dazi da parte degli Stati Uniti. Il secondo è legato invece alla debolezza della rupia indiana: con una valuta persistentemente su quotazioni basse le pressioni inflazionistiche non potranno che rimanere elevate.
Nonostante la debolezza della rupia, le obbligazioni in questa valuta non sono da acquistare. Per quanto riguarda le azioni, controlla in quali portafogli possono essere inserite.