Nella zona euro il 2025 si apre con un carovita superiore alle attese. L’indice generale, infatti, fa segnare un +2,5%, in accelerazione rispetto al +2,4% di dicembre e quindi superiore alle attese che si aspettavano un dato annuale stabile a quello dell’ultimo mese del 2024.
L’inflazione di fondo fa segnare ancora un +2,7% annuale, dunque sullo stesso livello di dicembre, e anche in questo caso risulta esser superiore alle attese di mercato (che prevedevano un +2,6%). L’inflazione dei servizi è passata dal 4% al 3,9%.
In generale, i dati odierni dimostrano come persistano pressioni inflazionistiche ancora forti nella zona euro, nonostante la Bce sia convinta che il carovita convergerà al 2% in questo 2025. Gli indicatori legati al costo del lavoro, però, secondo la Bce, sono tutti in discesa e dunque questo è un elemento fondamentale per centrare il 2% obiettivo.
Oggi, a tenere banco, però, sono le incognite economiche. Oltre alla debolezza dell’attività economica di eurolandia, ora si aggiungono le mosse di Trump, con i primi dazi a Canada, Messico e Cina e la promessa di imporli anche alla zona euro.
In generale, ad oggi non sembrano a rischio i futuri tagli della Bce: i mercati continuano a scontare almeno altri tre tagli in questo 2025 – se non addirittura un quarto, dopo quello della scorsa settimana.