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Inflazione Usa: un marzo sotto le attese, ma per la Fed potrebbe...

Inflazione marzo Usa, dazi e Fed

Inflazione marzo Usa, dazi e Fed

Data di pubblicazione 10 aprile 2025
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Inflazione marzo Usa, dazi e Fed

Inflazione marzo Usa, dazi e Fed

...non essere sufficiente per tagliare i tassi

In condizioni normali, i dati sull'inflazione di marzo negli Stati Uniti avrebbero sancito con certezza l’arrivo di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve nella sua prossima riunione. Purtroppo, i giorni che stiamo vivendo non sono affatto normali: l’attuale contesto è eccezionale e, per questo motivo, le buone notizie contenute nei dati di marzo rischiano di essere già superate dagli eventi in corso.

Partiamo dai numeri. L’indice generale dei prezzi al consumo è sceso dal 2,8% di febbraio al 2,4% su base annua, battendo le attese del mercato che si attestavano al 2,5%. Ma ciò che conta di più per la Fed sono altre metriche, come l’inflazione core. Quest’ultima è calata al 2,8% annuo rispetto al 3,1% del mese precedente, contro attese ferme al 2,9%. Andando più nel dettaglio, i costi degli alloggi — a lungo la spina nel fianco della Fed — sono aumentati solo dello 0,22% su base mensile e del 4% su base annua: si tratta dei tassi di crescita più bassi dal picco dell’inflazione del 2021. Anche l’inflazione "supercore", che esclude i costi degli alloggi dai servizi, ha registrato a marzo la crescita annuale più contenuta dal marzo 2021. In sintesi, si tratta di un report positivo. Anzi, era da tempo che non si vedeva un dato così incoraggiante. Tuttavia, il problema è che in questo momento non sono i numeri sull’inflazione a determinare le scelte della Fed, bensì i dazi.

L’incertezza sugli effetti delle tariffe — con i timori di un impatto inflattivo derivante dai dazi imposti dall’amministrazione Trump — si è ulteriormente complicata con la sospensione di 90 giorni appena annunciata. Questo lascia la Fed in una posizione scomoda. Senza questi dati positivi, ossia se l’inflazione non fosse scesa o lo avesse fatto meno del previsto, un taglio dei tassi sarebbe stato escluso a priori. Oggi, invece, avere buoni dati è sì un requisito necessario per tagliare i tassi, ma non è più sufficiente. È questo il nodo centrale: i dati di marzo sono già vecchi, superati da un nuovo fattore di rischio — i dazi — i cui effetti si vedranno nei mesi a venire. La sospensione temporanea rende l’operato della Fed ancora più complesso, perché aumenta l’incertezza. I dazi verranno ripristinati esattamente nello stesso ammontare annunciato il 2 aprile? Rimarranno ai livelli attuali? Oppure si stabiliranno a un livello intermedio? A seconda dello scenario che prevarrà, anche l’impatto sull’inflazione sarà differente. E, di conseguenza, lo sarà la risposta della Fed.