Nel mese di aprile, l’economia cinese ha lanciato segnali contrastanti che riflettono le sfide e le potenzialità del gigante asiatico in questa fase di transizione. La produzione industriale ha registrato una crescita robusta del 6,1%, superando le attese di mercato (+5,7%) e lasciando intravedere una certa resilienza del settore manifatturiero. Tuttavia, il quadro generale è meno omogeneo di quanto potrebbe sembrare a prima vista.
A fronte di un’industria vivace, i consumi interni mostrano ancora segni di debolezza. Le vendite al dettaglio, infatti, sono cresciute solo del 5,1%, un dato che evidenzia quanto la spesa delle famiglie stenti a ripartire in modo deciso (le attese erano per +6%). Questo è un tema cruciale per Pechino, che punta a riequilibrare la crescita facendo leva proprio sul mercato interno. Il raggiungimento dell’obiettivo di crescita del 5% per il 2025 passa inevitabilmente dalla capacità di rilanciare la domanda interna.
Tra i principali freni ci sono fattori strutturali e congiunturali. La crisi immobiliare, che ormai si protrae da anni, continua a erodere la fiducia sia dei consumatori sia degli investitori. Ad aprile, i prezzi delle nuove abitazioni sono calati ancora più rapidamente, confermando che il settore stenta a trovare una via d’uscita. A ciò si aggiunge la pressione deflazionistica e le persistenti preoccupazioni per la disoccupazione, che, pur essendo leggermente calata al 5,1%, resta una variabile monitorata con attenzione.
Anche gli investimenti in beni fissi, altro motore importante dell’economia cinese, hanno rallentato la loro corsa: nei primi quattro mesi dell’anno la crescita è stata solo del 4%, segnalando una certa cautela da parte delle imprese e deludendo le attese di mercato che si attendevano +4,4%.
Per contrastare queste difficoltà, il governo ha messo in campo alcune misure di supporto, tra cui sussidi all’acquisto di beni di consumo come elettrodomestici e mobili. Interventi che stanno dando qualche risultato, ma che secondo molti economisti non sono ancora sufficienti a invertire il trend. Anche la recente pausa di 90 giorni sui dazi, che ha offerto un po’ di respiro, rischia di produrre effetti limitati se non accompagnata da riforme strutturali e politiche fiscali più incisive.
Le prospettive per i prossimi mesi restano dunque incerte. Da un lato, ci si attende una graduale ripresa dell’attività economica grazie alle misure di sostegno e al contesto internazionale più favorevole. Dall’altro, la fiducia di famiglie e imprese appare ancora fragile, e la strada verso una crescita solida e sostenibile sembra tutt’altro che in discesa.