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Commissione europea: stime di crescita tagliate. Come leggere il tutto in chiave Bce?

Stime Commissione europea

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Data di pubblicazione 20 maggio 2025
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Con l'aggiornamento delle previsioni su crescita ed inflazione, la Commissione europea ha tagliato le sue stime per la zona euro - Italia compresa.

La Commissione Europea ha messo mano alle sue stime su crescita ed inflazione per la zona euro, indicando una crescita moderata, sebbene in un contesto di incertezza economica globale. Le stime portano con loro un significativo taglio alla crescita rispetto alle previsioni dell'autunno 2024, dovuto in gran parte all'impatto dell'aumento delle tariffe e all'accresciuta incertezza causata dai recenti cambiamenti nella politica commerciale degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda la zona euro, le nuove previsioni prevedono una crescita del Pil dell'0,9% nel 2025 e dell'1,4% nel 2026, supportata dalla continua crescita dei consumi e da un rimbalzo degli investimenti. Rispetto alle stime pubblicate lo scorso autunno, però, la crescita è molto più lenta: le previsioni precedenti, infatti, parlavano di +1,3% nel 2025 e +1,6% nel 2026.

Le dinamiche dell'inflazione nella zona euro sono invece attese decelerare maggiormente rispetto a quanto previsto in autunno. Nuovi fattori disinflazionistici, derivanti dalle continue tensioni commerciali, stanno apparentemente superando l'impatto dei prezzi alimentari più elevati e delle pressioni sulla domanda a breve termine. Dopo una media del 2,4% nel 2024, l'inflazione generale nella zona euro è prevista raggiungere l'obiettivo della Banca centrale europea (BCE) entro la metà del 2025, prima di quanto precedentemente anticipato. Le proiezioni indicano un calo ulteriore, con una media del 2,1% nel 2025 e dell'1,7% nel 2026. In precedenza, le stime erano di 2,1% nel 2025 e 1,9% nel 2026. Diversi fattori contribuiscono a questa pressione al ribasso sull'inflazione nell'UE (e implicitamente nella zona euro), tra cui prezzi delle materie prime energetiche significativamente più bassi, l'intensificarsi delle pressioni competitive sui beni industriali non energetici dovute alla riduzione dei flussi commerciali tra USA e Cina, e l'apprezzamento dell'euro. Queste forze sono solo parzialmente compensate da un'inflazione più elevata nei settori alimentare e dei servizi. Le pressioni sui prezzi sottostanti rimangono in qualche modo sostenute, ma sostanzialmente in linea con l'obiettivo principale.

LE PROSPETTIVE SULL’ITALIA
La Commissione Europea descrive per l’Italia uno scenario di crescita contenuta ma stabile. Il Pil è atteso crescere dello 0,7% nel 2025, con un leggero miglioramento allo 0,9% nel 2026, trainato soprattutto dalla domanda interna e dagli investimenti legati al Recovery Fund. I consumi privati sono previsti in ripresa, mentre gli investimenti, sebbene in aumento, risentono dell’incertezza e della fine degli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, il che penalizza la componente abitativa. Si tratta comunque di un taglio rispetto alle stime precedenti, che parlavano, rispettivamente, di +1% e +1,2% per il 2025 e il 2026.

L’inflazione dovrebbe rimanere sotto controllo, con un tasso dell’1,8% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026, grazie soprattutto alla riduzione dei prezzi all’importazione, al calo dell’energia e alla moderazione salariale. Anche in queto caso si tratta di un taglio rispetto alle stime di ottobre (rispettivamente +1,9% e +1,7%). Anche il mercato del lavoro mostra segnali positivi: il tasso di disoccupazione scenderà al 5,9%, mentre la crescita dell’occupazione continuerà, seppure a un ritmo più lento.

Dal punto di vista delle finanze pubbliche, il deficit è previsto in calo, dal 3,4% del Pil nel 2024 al 2,9% nel 2026, grazie alla graduale eliminazione delle misure emergenziali post-crisi. Tuttavia, il debito pubblico continuerà a salire, toccando il 138,2% del Pil nel 2026, a causa di fattori tecnici e del persistente divario tra tassi di interesse e crescita economica.

COME LEGGERE TUTTO QUESTO IN CHIAVE BCE?
Queste nuove stime, qualora si rilevassero corrette, sono un ottimo alleato per chi alla Bce vuole continuare a tagliare i tassi: infatti, l'inflazione non rappresenta più un problema, anzi, nel 2026 rallenterà ancora più del previsto e sarà sotto il 2%. C'è quindi margine per allentare la politica monetaria, che si rende anche necessario visto che il Pil crescerà più lentamente e dunque avrà bisogno di un supporto.