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Dazi bloccati, Pil e profitti aziendali in calo: tutto sugli Usa

Usa: Pil, dazi, inflazione e profitti

Usa: Pil, dazi, inflazione e profitti

Data di pubblicazione 29 maggio 2025
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Usa: Pil, dazi, inflazione e profitti

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I dazi vengono bloccati dalla Corte Usa. Ora che succede? Il Pil fa -0,2%, i profitti aziendali calano

Il Pil Usa ha registrato una contrazione dello 0,2% nel primo trimestre del 2025. Si tratta di una revisione al rialzo rispetto alla stima iniziale di -0,3%, ma pur sempre un segnale chiaro di perdita di slancio per l’economia. Questo dato riflette l’indebolimento di alcuni dei principali motori di crescita, a partire dalla spesa dei consumatori, aumentata solo dell’1,2%, la crescita più contenuta degli ultimi due anni. Le famiglie sembrano più caute, anche a causa dell’inflazione elevata che riduce il potere d’acquisto.

Uno dei fattori più pesanti sul fronte della crescita è rappresentato dalle esportazioni nette, che hanno sottratto quasi 5 punti percentuali al PIL, il valore negativo più alto mai registrato. Un dato che riflette un incremento delle importazioni per anticipare futuri dazi e una flessione della domanda estera per i beni americani.

In controtendenza, gli investimenti aziendali sono aumentati del 10,3%, superando leggermente le attese e segnalando una certa fiducia da parte delle imprese, nonostante il contesto incerto. Tuttavia, i profitti aziendali hanno subito una battuta d’arresto significativa, con una contrazione del 2,9% — il calo più marcato dal 2020. Le cause sono molteplici: da un lato la debolezza della domanda interna ed estera, dall’altro le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump su diversi partner commerciali, che hanno aumentato i costi per molte aziende.

La pressione sulle imprese è evidente, e si apre un interrogativo importante: quanto di questi aumenti verrà trasferito ai consumatori? Alcune grandi catene, come Walmart, sono state esortate a non aumentare i prezzi, ma non è chiaro fino a che punto ciò sarà sostenibile. Nel frattempo, i margini di profitto, pur in calo, restano superiori alla media storica, lasciando un certo margine di manovra per le imprese più solide.

A complicare ulteriormente il quadro è l’inflazione, che continua a salire: l’indice dei prezzi delle spese per consumi personali, al netto di cibo ed energia, è aumentato del 3,4%. Si tratta di un dato sotto le attese (ci si aspettava +3,5%), ma è pur sempre in netta accelerazione dal 2,6% del trimestre precedente. Anche il mercato del lavoro mostra segni di cedimento: le richieste di disoccupazione hanno raggiunto il livello più alto dal novembre 2021, indicando una possibile inversione di tendenza nella solidità occupazionale finora mantenuta.

DAZI BLOCCATI
Sul fronte politico e normativo, la situazione si fa ancora più complessa. La Corte del Commercio Internazionale degli Stati Uniti ha stabilito che il presidente ha oltrepassato i limiti della sua autorità nell’invocare l’International Emergency Economic Powers Act per giustificare alcune misure tariffarie. Nonostante ciò, la Casa Bianca ha minimizzato l’impatto della decisione, dichiarandosi fiduciosa in un ricorso. 

L’impatto della sentenza potrebbe però essere contenuto sui negoziati commerciali in corso, poiché l’amministrazione ha ancora a disposizione diverse alternative legali, come le tariffe della Sezione 122, che permettono dazi fino al 15% per 150 giorni. L’esecutivo ha giustificato l’adozione delle tariffe come risposta a una presunta emergenza economica.