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Inflazione zona euro: sopra le attese. Cosa farà la Bce?

Inflazione e Banca centrale europea

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Data di pubblicazione 02 maggio 2025
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Inflazione e Banca centrale europea

Inflazione e Banca centrale europea

Il dato preliminare sul carovita dell'eurozona è sopra le attese di mercato. Come impatterà questo sulle decisioni della Bce?

L’inflazione nell’area euro ha mostrato segnali contrastanti nel mese di aprile, alimentando il dibattito tra gli osservatori su quali saranno le prossime mosse della Banca centrale europea. Secondo le stime preliminari di Eurostat, l’indice generale dei prezzi al consumo è aumentato del 2,2% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, un dato lievemente superiore alle previsioni degli analisti che si attendevano un rallentamento al 2,1%. Ancora più significativa è stata la lettura dell’inflazione core, quella che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari freschi: qui il tasso annuo è salito al 2,7% dal 2,4% di marzo, ben oltre le attese dei mercati fissate a +2,5%.

Scomponendo l’indice nei suoi principali aggregati, emerge che a trainare l’inflazione sono stati soprattutto i servizi, che hanno registrato un’impennata al 3,9% annuo (rispetto al 3,5% di marzo). Seguono alimentari, alcol e tabacco al 3,0% (in lieve rialzo dal 2,9% del mese precedente), mentre i beni industriali non energetici restano stabili a +0,6%. Decisamente negativo, invece, il contributo dell’energia, che ha visto i prezzi calare del 3,5% su base annua, contro il -1,0% di marzo. Questa dinamica suggerisce un’inflazione sempre più trainata dai settori legati ai servizi e meno influenzata dai beni e dai costi energetici. Una configurazione che, secondo alcuni membri del Consiglio direttivo della Bce, potrebbe rappresentare un rischio: le sorprese al rialzo proprio nei servizi sono infatti viste con una certa preoccupazione, in quanto potrebbero segnalare una pressione di fondo più persistente sui prezzi.

COSA FARÀ LA BCE?
Tuttavia, il quadro complessivo resta favorevole per un orientamento più morbido della politica monetaria. Nonostante il dato superiore alle attese, il livello dell’inflazione si mantiene vicino all’obiettivo del 2% fissato dalla BCE, e molti funzionari, inclusa la presidente Christine Lagarde, si sono mostrati ottimisti sul fatto che il traguardo sia ormai "quasi completato". A rafforzare la tesi di un prossimo taglio dei tassi sono anche le prospettive economiche, ancora incerte. Il capo economista della Bce, Philip Lane, non prevede una recessione, ma segnala che la crescita potrebbe riprendersi più lentamente del previsto. Le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, e in particolare i dazi imposti da Washington, preoccupano sempre di più. La possibilità che prodotti cinesi, esclusi dal mercato americano, vengano dirottati verso l’Europa potrebbe infatti esercitare pressioni disinflazionistiche nell’ordine dello 0,5%-1,5% sui prezzi al consumo nell’UE. In questo contesto, la Bce sembra pronta a muoversi in modo anticipatorio. Dunque, l’incertezza sullo scenario globale porti a non sovrastimare l’importanza del dato di aprile, dando molto più peso all'effetto negativo dei dazi sulla crescita economica, che terrà bassa l'inflazione.

I mercati sembrano pensarla allo stesso modo: gli swap su tassi d’interesse scontano almeno due o tre tagli da 0,25% entro la fine dell’anno. E anche se alcuni membri della Bce mettono in guardia da un allentamento eccessivo – ora che i tassi si trovano in un intervallo considerato neutrale – prevale al momento la linea della "prudenza attiva". In altre parole, la Bce appare pronta a continuare a tagliare il costo del denaro, ma senza forzare la mano, a meno che lo scenario economico non peggiori drasticamente. Il prossimo snodo sarà politico quanto economico: molto dipenderà dall’evoluzione dei colloqui commerciali con gli Stati Uniti. I novanta giorni di tregua concessi dall’amministrazione Trump rappresentano una finestra delicata. Se l’Unione Europea dovesse reagire con controdazi, la traiettoria dell’inflazione potrebbe risalire. Per ora, la Bce resta in modalità d’attesa, pronta a intervenire, ma con uno sguardo attento ai segnali che arrivano dall’economia reale. Per la riunione di giugno, ad oggi, le attese sono per un taglio.