In un contesto globale segnato da forti incertezze – tra le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e le politiche commerciali statunitensi sempre più imprevedibili – la Banca del Giappone ha deciso di mantenere invariato il tasso d’interesse di riferimento allo 0,5%. Una scelta che era ampiamente attesa dagli investitori, i quali non si aspettavano scossoni in una fase così delicata per i mercati internazionali.
Ma la vera novità arriva sul fronte delle politiche di acquisto dei titoli di Stato. A partire dal prossimo anno, infatti, la Bank of Japan rallenterà la riduzione dei suoi acquisti di obbligazioni. L’obiettivo dichiarato è quello di preservare la stabilità del mercato ed evitare brusche variazioni nei rendimenti, che potrebbero avere ripercussioni sull’economia reale. Nello specifico, l’istituto centrale giapponese passerà dal ridurre di 400 miliardi di yen ogni mese gli acquisti a un ritmo più contenuto di 200 miliardi ogni tre mesi.
Pur mantenendo questa linea prudente, la BOJ non esclude ulteriori aumenti dei tassi in futuro, confermando così l’intenzione di proseguire – seppur con cautela – lungo il percorso di normalizzazione della politica monetaria. Un approccio reso necessario anche da un’inflazione che continua a mostrare segnali di vitalità: ad aprile, l’indice chiave dei prezzi al consumo ha registrato un incremento del 3,5%, un dato che conferma come la dinamica dei prezzi resti un tema centrale per le prossime mosse della banca centrale.
In sintesi, la BoJ sembra cercare un equilibrio difficile: sostenere la ripresa economica interna senza alimentare ulteriori tensioni nei mercati finanziari, in un quadro globale che rimane altamente instabile. Non investire in Giappone.