📉 INFLAZIONE NELL’AREA EURO: SCENDE SOTTO IL 2% A MAGGIO 2025
Per la prima volta dopo otto mesi, l’inflazione nell’area euro è scesa al di sotto della soglia del 2%, che rappresenta l’obiettivo della Banca centrale europea. A maggio 2025, infatti, l’indice generale dei prezzi al consumo fa registrare una crescita annuale dell’1,9%, segnando un calo rispetto al 2,2% registrato ad aprile, superiore a quanto atteso dal mercato (+2%).
Anche l’inflazione core – che esclude elementi volatili come energia e alimentari e che è l’indicatore più significativo per la Bce – ha mostrato un rallentamento, attestandosi al 2,3%. Anche in questo caso, il dato è in netto rallentamento rispetto ad aprile, quando il dato core faceva segnare +2,7% annuale (attese a +2,4%). In particolare, si è ridotta la pressione inflazionistica nel settore dei servizi, storicamente più rigido e difficile da raffreddare: l’inflazione dei servizi si è attestata al 3,2% dal 4% di aprile.
🏦 BCE VERSO UN NUOVO TAGLIO DEI TASSI
I dati aggiornati arrivano a pochi giorni della riunione della Bce, in programma giovedì 5. Le attese erano già per un taglio dello 0,25% e i dati sul carovita di maggio rafforzano fortemente le probabilità che ciò accada. Il taglio di questo giovedì non sarò l’ultimo del 2025: le aspettative dei mercati sono orientate verso un ulteriore taglio entro la fine del 2025. Secondo le stime della Bce, infatti, l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi all’1,9% nel 2026 e tornare al 2% nel 2027. Inoltre, salari sembrano rallentare già dal 2025, un segnale che potrebbe frenare ulteriormente la dinamica dei prezzi. Si tratta di un contesto che permette un altro taglio dei tassi, ma che non arriverà a luglio.
Restano infatti alcune incertezze legate all’andamento dell’economia globale, alle tensioni geopolitiche e alla spesa pubblica in crescita. Un dato da tenere d’occhio è l’aspettativa dei consumatori per l’inflazione futura, salita al 3,1%, il livello più alto dal febbraio 2024. Questo aumento potrebbe riflettere timori legati alle tensioni internazionali e alla percezione di un possibile ritorno delle pressioni inflazionistiche.