A maggio l’inflazione Usa ha mostrato un rialzo del 2,4% annuale, inferiore alle attese del mercato (a +2,5%); anche su base mensile il dato è stato inferiore alle attese (+0,1% contro +0,2%). L’indice core (cioè l’inflazione calcolata escludendo i prezzi degli energetici e degli alimentari) ha mostrato una crescita del 2,8% (attese del mercato al 2,9%). Su base mensile l’aumento dei prezzi core è stato pari allo 0,1%, inferiore alle stime (+0,3%).
Ancora una volta le spese per l'alloggio (i cosiddetti “shelter cost”) sono state il principale motore dell'inflazione: l'indice è salito dello 0,3%. L'indice dei servizi "supercore", che esclude anche i costi per l’alloggio, è salito solo dello 0,06% mensile. Di fatto non c’è stata inflazione dei servizi.
Il dato sull'inflazione di oggi, al di sotto delle previsioni, è rassicurante, ma solo in una certa misura. Gli aumenti dei prezzi dovuti ai dazi potrebbero non essere trasmessi ai dati sull’inflazione solo tra qualche mese, quindi è prematuro presumere non ci sarà alcun impatto sui prezzi. Proprio come i dati sull'attività economica, ci sono pochi segnali negli attuali numeri dell'inflazione che fanno pensare che la Fed taglierà i tassi a breve. Nella riunione della prossima settimana, dunque, il costo del denaro sarà lasciato invariato.