Mercoledì 30 arriverà l’annuncio della decisione sui tassi di interesse da parte della Federal Reserve. In realtà, il risultato è praticamente scontato: i tassi resteranno fermi nel range attuale, cioè tra il 4,25% e il 4,5%. Non ci sono elementi concreti che facciano pensare a un taglio già in questa riunione. Tuttavia, un risultato scontato non significa una riunione priva di spunti interessanti. Il primo elemento da osservare sarà come voteranno i singoli membri del comitato della Fed. È probabile che le divergenze all’interno della banca centrale americana inizino ad aumentare, con una quota crescente di membri favorevoli a un taglio dei tassi già da ora.
Un quadro che ricorda quanto avviene anche alla BCE, dove si contrappongono i classici “falchi” della politica monetaria (in genere tedeschi, olandesi, finlandesi) e le “colombe”. Anche in seno alla Fed convivono anime diverse, e il numero di membri che inizierà a spingere per un taglio potrebbe aumentare la pressione sul presidente Jerome Powell. Guardando alle attese dei mercati, un primo taglio dei tassi entro la fine del 2025 è considerato praticamente certo. Secondo le stime attuali, c’è circa il 65% di probabilità che entro dicembre ci siano addirittura due tagli del costo del denaro. Per quanto riguarda la riunione di settembre, la probabilità di un taglio è stimata anch’essa intorno al 65%. Un dato che riflette una certa cautela e un’elevata incertezza, soprattutto legata alle politiche commerciali. È vero che negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli accordi sui dazi, ma ora si entra in una nuova fase: non è più una questione di “quali dazi”, ma di “quali effetti”.
Bisognerà capire come queste misure impatteranno su consumi, inflazione e fiducia di imprese e famiglie. Sono effetti che non si manifestano subito, ma richiedono tempo per essere compresi e valutati. Ed è proprio in questa chiave che vanno lette le attese dei mercati per settembre: con attenzione, ma anche con la consapevolezza che molte variabili restano ancora aperte.