A giugno, l’inflazione nell’Eurozona ha toccato il 2%, esattamente in linea con l’obiettivo fissato dalla Banca centrale europea. Si tratta di un traguardo importante, che potrebbe segnare una pausa nella serie di tagli dei tassi d’interesse messi in atto negli ultimi mesi per contrastare il rallentamento economico. L’inflazione di base – che esclude le componenti più volatili come energia e alimentari – è rimasta stabile al 2,3%, in linea con le attese. Questo dato, spesso osservato con attenzione dalla Bce, suggerisce che le pressioni inflazionistiche più persistenti si stanno gradualmente attenuando, anche se non completamente. Tra i fattori che hanno contribuito a contenere l’inflazione, c’è un euro più forte, che rende meno costose le importazioni, e il calo dei costi energetici. Il settore energetico ha infatti registrato una contrazione dei prezzi del 2,7%, dopo il -3,6% di maggio. Se l’energia è tra i fattori che hanno contenuto l’inflazione, ce ne sono alcuni che invece rappresentano ancora una fonte di pressione inflazionistica: si tratta dei servizi, con un tasso annuo del 3,3% (in lieve aumento rispetto al 3,2% di maggio).
I dati di giugno dell'inflazione della zona euro confermano quanto va dicendo la stessa Bce, cioè che il processo di convergenza del carovita al 2% è pressoché concluso. Questo significa che non ci sono forti pressioni sulla Banca centrale europea per tagliare ulteriormente i tassi di interesse. Vi è poi una situazione di elevata incertezza non solo geopolitica ma, anche, come diretta conseguenza di quest’ultima, sull'andamento dei prezzi dell'energia che potrebbero rappresentare una minaccia per l'inflazione. In questo contesto, è sempre più probabile una pausa da parte della Bce in fatto di tassi nella riunione di luglio.