Banche centrali aggressive

banconote
banconote
Gli avvertimenti da parte delle Banche centrali sulle future difficoltà dell’economia oramai sono all’ordine del giorno. Secondo la Bce, il 2023 sarà sicuramente un anno difficile, molto probabilmente con il primo trimestre in contrazione e anche il quarto trimestre del 2022 è previsto in territorio negativo. Di fatto, se queste previsioni si avvereranno, significa che avremo due trimestri consecutivi con un Pil in calo e dunque saremo in recessione tecnica, come si dice in questi casi. Tuttavia, le cose potrebbero anche andare peggio. Le stime della Bce prevedono ancora una crescita per tutto il 2023, pari allo 0,9%, ma nello scenario al ribasso – cioè se le cose vanno molto male - si prevede una flessione dello 0,9%. La presidente Lagarde ha poi detto che il livello di incertezza è molto elevato, ed è dunque difficile prevedere quale sarà il vero risultato nel 2023. Insomma, ancora nei numeri ufficiali la recessione nella zona euro non viene contemplata come scenario di base – come, per esempio, ha fatto la sua collega svedese, vedi n° 1478 – ma nel frattempo si sta preparando il campo a un 2023 che potrebbe conoscere una contrazione.
Se ci sono dubbi sulle attese per l’andamento dell’economia, i mercati obbligazionari sembrano proprio non avere dubbi sul da farsi. I rendimenti, infatti, stanno salendo dappertutto ed è un processo che è partito a inizio 2021, ma che ha accelerato dallo scorso dicembre, con il cambio di rotta delle Banche centrali. Per i nostri titoli di Stato i rialzi sono stati maggiori rispetto ai colleghi europei, vedi grafico, ma come detto nessuno è stato esente. Anche i titoli di Stato della Germania, considerata tra i Paesi più sicuri al mondo, hanno visto crescere il rendimento del proprio decennale, in un solo anno, da -0,3% al 2,1% lordo della scorsa settimana. Per i titoli del nostro debito pubblico, come detto, le cose sono andate anche peggio, visto che sullo stesso periodo il BTp decennale ha visto salire il suo rendimento dallo 0,7% al 4,5% lordo.
Le obbligazioni stanno tornando dunque ad avere rendimenti positivi e interessanti, seppur inferiori all’inflazione attuale – vedi a lato - dopo anni di rendimenti anemici, se non addirittura negativi. I bond della zona euro rimangono nei nostri portafogli e il prodotto con cui investirci rimane sempre l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3, attraverso il quale, in maniera diversificata ma anche semplificata visto che acquisti un unico prodotto, investi anche sui BTp.
Inflazione nella zona euro
Il dato sull’inflazione della zona euro di agosto parla di un +10% annuo, dunque ancora una volta in crescita rispetto al mese precedente (+9,1%) e anche superiore alle attese (+9,7%). Il prezzo di un barile di petrolio è diminuito negli ultimi mesi, ma l'impatto di questo calo è limitato da un euro che continua a deprezzarsi rispetto al dollaro USA in cui il petrolio è denominato. E così l'aumento dei prezzi dell'energia è ripreso, raggiungendo il 40,8%, contro il 38,6% del mese precedente e la crescita degli alimentari ha raggiunto un nuovo massimo, a +12,7%. I prezzi stanno anche aumentando più velocemente sia nell'industria, sia nei servizi.
LO SPREAD DEL NOSTRO BTP RISPETTO AGLI ALTRI PAESI
Lo spread tra il rendimento del nostro BTp a 10 anni e quello dei titoli di Stato degli altri Paesi europei è aumentato. Significa che i rendimenti dei nostri titoli di Stato sono aumentati più della media degli altri titoli.
Sui titoli di Stato della zona euro, così come sui BTp, puoi investire anche acquistando singoli titoli. I rendimenti attuali sono, infatti, un’opportunità, specie per i BTp, ma da sfruttare con attenzione: anche se investi con singoli titoli e non con il risparmio gestito, è importante diversificare per contenere il rischio. Quali titoli scegliere e in quale misura lo trovi qui: www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia/esperto-obbligazioni.
ASTE PIU' CARE
I rendimenti richiesti dal mercato ai nostri titoli di Stato continuano a salire. La scorsa settimana il Tesoro ha collocato il cosiddetto BTp short-term, titolo di Stato a 2 anni che ha sostituito il CTz, con un rendimento del 3,27% annuo lordo, in netto rialzato rispetto all’asta precedente (che si era conclusa con un rendimento dell’1,86%). Per il BoT a 6 mesi il rendimento è salito all’1,978% contro lo 0,81% dell’asta precedente, mentre il BTp a 10 anni è stato collocato con un rendimento pari al 4,7%, anche qui in rialzo dal precedente 3,67%.
USA: TASSI E DOLLARI VANNO SU
Oltreoceano ha parlato anche il governatore della Fed, la Banca centrale Usa, che ha ribadito che far scendere l’inflazione richiederà un periodo prolungato di crescita economica più lenta ed è molto probabile che le condizioni del mercato del lavoro si indeboliscano. Come la sua collega europea, la Fed non vede nelle sue stime una recessione, pur avendo fortemente rivisto le attese soprattutto per il 2022. Nel frattempo, come avviene in Europa, anche negli Usa i tassi salgono.
Per la prima volta dal 2008, il tasso di interesse sul debito sovrano statunitense a 10 anni ha superato il 4%, il che rappresenta un netto aumento rispetto all'1,6% a cui era scambiato all'inizio dell'anno. In condizioni normali, l'aumento del pessimismo degli investitori – che vedono uno scenario di recessione globale come sempre più plausibile e si stanno allontanando dai mercati azionari – dovrebbe avvantaggiare il mercato obbligazionario. Questa dinamica tradizionale non è quella che stiamo, però, vedendo attualmente: di fronte a un’inflazione troppo alta e sempre più difficile da fermare, le principali Banche centrali continueranno – guidate dalla Federal Reserve statunitense – ad alzare i loro tassi chiave e prevedono di lasciarli a livelli più alti rispetto al passato. È a questo scenario che gli investitori si stanno preparando, a loro volta chiedendo tassi di interesse più elevati sul mercato dei bond.
L’altra tendenza, che si è confermata anche la scorsa settimana, è la forza del dollaro, che ha messo su un altro 0,1% rispetto alla valuta comunitaria - ora bastano solo 0,97 dollari per fare un euro.
Il dato definitivo sul Pil Usa del secondo trimestre è stato di -0,6%, come da attese.
Dato il contesto di rialzo dei tassi, le obbligazioni in dollari Usa rimangono all’interno dei nostri portafogli, posizionandosi su scadenze brevi, le meno sensibili a un rialzo dei tassi in termini di prezzo, sia con i titoli di Stato, su cui puoi puntare con l’Etf iShares $ treasury 1-3y acc B, sia con i titoli ad alto rendimento, per i quali i prodotti da acquistare sono AXA WF US Dynamic HY bonds A oppure iShares $ High Yield Corp Bond.
DATI CINESI
Dopo l'euro, la sterlina britannica, lo yen giapponese o il won coreano, è il turno dello yuan cinese di deprezzarsi rispetto al dollaro USA, raggiungendo il livello più basso dal 2010.
I differenziali dei tassi di interesse tra i bond cinesi e quelli americani sono un fattore importante in questo indebolimento dello yuan, ma non è tutto. Con un mercato interno in difficoltà (problemi del settore immobiliare ancora da risolvere, insistenza sulla politica Covid-zero) e mercati occidentali in forte rallentamento che prima o poi peseranno sul commercio estero cinese, le prospettive economiche della Cina non s’indeboliscono. I bond in yuan rimangono comunque all’acquisto con l’Etf iShares China CNY Bond ucits.
Attendi, stiamo caricando il contenuto