Il 2023 è stato più volte presentato come un anno con crescita a rischio e addirittura con la possibilità che l’intera economia mondiale, non solo alcuni Paesi o zone, vada in recessione. Ora, insieme a nuovi tagli alle stime di crescita, arrivano anche i primi avvertimenti più pessimisti per l’economia mondiale. Secondo la Banca mondiale, infatti, la crescita globale sta rallentando bruscamente di fronte all'inflazione elevata, ai tassi di interesse più alti, alla riduzione degli investimenti e alle interruzioni delle forniture causate dall'invasione russa dell'Ucraina. Dunque, date le fragili condizioni economiche, qualsiasi nuovo sviluppo negativo, come un'inflazione superiore alle attese, bruschi aumenti dei tassi di interesse per contenerla, una recrudescenza della pandemia di Covid-19 potrebbero spingere l'economia globale in recessione (sarebbe la seconda nello stesso decennio, mai accaduto negli ultimi 80 anni). Anche in assenza di un peggioramento delle condizioni, però, la Banca mondiale ha comunque nettamente tagliato le attese di crescita per questo 2023. Per la zona euro ora ci si attende crescita zero (dal +1,9% precedente). Anche gli Stati Uniti si sono visti tagliare la crescita dell’1,9%, portandola così allo 0,5% dal 2,4% precedente. In generale, al momento per l’intera economia mondiale ci si attende una crescita dell’1,7% rispetto al 3%.
LE STIME DELLA BANCA MONDIALE |
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Nuove |
Precedenti |
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2023 |
2024 |
2023 |
2024 |
1,7% |
2,7% |
3,0% |
3,0% |
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Economie avanzate |
0,5% |
1,6% |
2,2% |
1,9% |
Emergenti e via di sviluppo |
3,4% |
4,1% |
4,2% |
4,4% |
USA |
0,5% |
1,6% |
2,4% |
2,0% |
Zona euro |
0,0% |
1,6% |
1,9% |
1,9% |
Giappone |
1,0% |
0,7% |
1,3% |
0,6% |
Cina |
4,3% |
5,0% |
5,2% |
5,1% |
Brasile |
0,8% |
2,0% |
0,8% |
2,0% |
Proprio sul fronte inflazione, uno dei pericoli maggiori per questo 2023, la scorsa settimana sono arrivati dati da diversi Paesi i cui bond sono nei nostri portafogli. Il più atteso era quello sui prezzi Usa, che ha centrato pienamente le attese di mercato. Il carovita a dicembre è stato pari al 6,5%, in calo dal 7,1% di novembre. L’inflazione a stelle e strisce è dunque in calo da giugno 2022, quando toccò il 9,1%. Non bisogna, però, pensare che questo metterà un freno alla Fed: la Banca centrale Usa ha infatti confermato la sua intenzione di proseguire con il rialzo die tassi. Sono dunque tutti confermati gli investimenti sul dollaro Usa.
In Norvegia, l’inflazione ha mostrato per il secondo mese consecutivo un calo. A dicembre 2022, il carovita si è attestato al 5,9% (contro attese a 6,1%), dal 6,5% di novembre e dal 7,5% di ottobre. Il rialzo dei tassi della Norges Bank sembra, quindi, dare i propri effetti e questo dovrebbe indurla a dare seguito a quanto già annunciato: ci sarà un altro rialzo dei tassi nella prossima riunione, tenendo conto che non è ancora tempo di considerare sconfitta l’inflazione e soprattutto perché l’economia norvegese mostra ancora segnali di crescita e il mercato del lavoro ha una disoccupazione ai minimi storici. La corona norvegese rimane, così, in portafoglio.
Per quanto riguarda il Brasile, invece, il carovita si è attestato al 5,79% a dicembre in calo, dunque, dal 5,9% fatto registrare a novembre 2022. Il dato è sì in calo, ma meno di quanto ci si attendeva (le previsioni erano per un 5,6%). Tenendo, quindi, conto del fatto che l'inflazione sta continuando a scendere, ma in maniera minore rispetto alle attese, tutto fa supporre che la Banca centrale brasiliana continui a mantenere i tassi fermi al 13,75%. Questa dinamica è, infatti, coerente con quanto detto dallo stesso istituto centrale: non è ancora tempo di tagliare i tassi di interesse. Come puoi leggere anche qui, il real brasiliano rimane nei portafogli.
In Giappone è stato rilasciato il dato sull'inflazione di Tokyo di dicembre che ha mostrato un +4% annuo, in crescita dal 3,7% del mese precedente. L'inflazione di Tokyo è rilevante perché è considerata un ottimo anticipatore dell'andamento di quella di tutto il Giappone, che quindi anche a dicembre mostrerà un'altra risalita dei prezzi. Sarà, dunque, molto interessante vedere cosa sceglierà di fare questo mercoledì 18 gennaio la Banca centrale giapponese chiamata a decidere della sua politica monetaria. Anche lo yen giapponese rimane confermato.
In Cina l’inflazione è rimasta invariata a dicembre rispetto al mese precedente, risultando così leggermente superiore alle aspettative di un calo dello 0,1% e al calo dello 0,2% di novembre. Su base annua, l’inflazione è dell’1,8% in linea con le attese. Come ti diciamo qui, lo yuan cinese rimane in portafoglio.
PASSANDO AI PRODOTTI
Non sono solo confermati i consigli sulle valute, ma anche i prodotti con cui puntarci.
Corona norvegese: Nordea 1 norw. bond BP (+2,3%)
Corona svedese: Nordea 1 swed. sh. term (-0,4%)
Yen giapponese: Ubs Japan Treasury 1-3y (+1,6%)
Real brasiliano: HSBC GIF Brazil Bond AC (+1,7%)
Bond Usa alto rendimento: iShares $ treasury 1-3y acc B (-0,6%) oppure AXA WF US Dynamic HY bonds A (-0,6%)
Titoli di Stato Usa: iShares $ treasury 1-3y acc B (-1,7%)
Yuan cinese: iShares China CNY Bond (-0,9%)
TASSI IN RIALZO SULLE ASTE DEI NOSTRI TITOLI DI STATO
Le aste dei titoli di Stato hanno mostrato rendimenti ancora in aumento (quello del BoT a 12 mesi è arrivato al 3,086% dal 2,669%). Tutto ciò dimostra come il rialzo dei tassi non sia ancora concluso, spinto anche dalle dichiarazioni provenienti da diversi esponenti della Bce che continuano a rimarcare la necessità di alzare i tassi nella zona euro, anche perché la stessa Banca centrale ora prevede che la recessione possa essere breve e di lieve entità. Per questo, continua a puntare su un mix di BTp e altri titoli di Stato della zona euro - https://bit.ly/3GJSpS3. In alternativa, puoi scegliere l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (+0,2%).