La Cina strizza l’occhio all’Occidente?
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La Cina è rimasta ostaggio a lungo della sua politica “zero Covid”, che ha pesato sulla fiducia di famiglie e imprese, e quindi sulla produzione, e è costata cara a Pechino in termini di attività economica. Il primo semestre dello scorso anno è stato molto negativo per il Paese, ma il buon andamento delle esportazioni ha consentito una ripresa nel 3° trimestre. Tuttavia, con il previsto rallentamento delle economie occidentali e in mancanza di un mercato interno dinamico, la Cina faticherà a tornare ai livelli pre-pandemia.
Le autorità hanno scelto di allentare la politica “zero Covid”, revocando delle restrizioni che preoccupano però l’Occidente in un momento in cui l'inverno - periodo favorevole alla diffusione dei virus - sta arrivando. Questa decisione rischia, quindi, di porre problemi di salute pubblica, anche perché i vaccini sviluppati in Cina sono meno efficaci nel contrastare gli effetti dannosi del Covid rispetto a quelli occidentali, che sono stati sviluppati utilizzando altre tecnologie, e che Pechino per ora si rifiuta di utilizzare. In più, i cinesi sono restii a farsi vaccinare: la percentuale di vaccinati è nettamente inferiore a quella europea e americana, soprattutto nelle fasce di età più anziane, che sono le più esposte al virus. Inoltre il Paese ha un altro anello debole: una rete sanitaria ancora troppo poco sviluppata per far fronte a una domanda massiccia di ricoveri.
La Cina ha un numero di letti di terapia intensiva insufficiente: da sette a nove volte inferiore a quello che hanno i Paesi occidentali che spendono di più nella sanità.
Pechino si attiva su più fronti
Il mercato immobiliare è in crisi da quando lo scandalo del colosso immobiliare Evergrande l’ha travolto poco più di un anno fa. Privato di finanziamenti a causa dell'imposizione da parte dello Stato di misure prudenziali tese a rendere finanziariamente più stabile il settore, Evergrande - come molti altri promotori immobiliari cinesi- si è trovato nell'impossibilità di portare a termine i progetti in corso, lasciando nell'incertezza molte famiglie che avevano acquistato le sue case. Consapevole dei problemi creati e volendo a tutti i costi rilanciare la crescita, Pechino sta quindi discretamente abbandonando queste regole. Resta da vedere se questi cambi di rotta gli consentiranno di rilanciare la crescita in un momento in cui il suo mercato interno, come i grandi mercati di Stati Uniti ed Europa, sta attraversando un periodo difficile. Secondo l’agenzia Reuters, la Cina starebbe anche preparando un piano per sostenere il settore dei semiconduttori, che dovrebbe aiutare le aziende del settore a sviluppare le proprie tecnologie e la propria attività, aiutandole anche a far fronte alle restrizioni imposte agli operatori cinesi del settore negli Usa. E anche se non si possono escludere ulteriori sanzioni statunitensi, va tenuto presente che la Cina è un grande produttore di semiconduttori e un'escalation della guerra commerciale con gli Stati Uniti sarebbe dannosa per tutti.
È cresciuta la diffidenza delle famiglie, che si riflette in un calo sia degli investimenti nel settore immobiliare, sia dei prezzi delle case.
Che fare con gli investimenti cinesi?
Anche se non c'è da aspettarsi un ritorno ai tassi di crescita del passato, è vero che le decisioni prese, o allo studio, da Pechino nelle ultime settimane mostrano la sua consapevolezza dei problemi del Paese e la volontà di risolverli, in modo da consentire al mercato interno di ripartire e all'economia cinese di ritrovare livelli di crescita in linea con gli obiettivi del governo. Ovviamente, gli investitori apprezzano questi sforzi, tanto che la Borsa cinese negli ultimi 3 mesi ha guadagnato il 22,9% (in euro), mentre il bilancio dell’intero 2022 è negativo. A nostro avviso, agli attuali livelli di prezzo le azioni cinesi mantengono un discreto potenziale a medio-lungo termine e restano presenti per il 5% nella nostra strategia difensiva e per il 10% in quella equilibrata e dinamica. Per quanto riguarda le obbligazioni cinesi, sono presenti per il 5% solo nella nostra strategia difensiva, puoi investirci acquistando l’iShares China CNY bond (4,93 euro, IE00BYPC1H27). per la parte azionaria puoi investire nell’Etf Hsbc Msci China Ucits (7,16 usd, IE00B44T3H88).
In Cina, al rallentamento del mercato interno causato dal Covid e dalla crisi immobiliare, si aggiunge il rallentamento dei mercati di esportazione in Occidente e il loro accesso sempre più difficile; una situazione che spiega l’andamento deludente dei mercati azionari cinesi nel 2022.
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