La settimana delle obbligazioni. Banche centrali: inizia la fase 2...

Il nostro commento settimanale all'andamento dei bond
Il nostro commento settimanale all'andamento dei bond
La Fed ha rispettato le attese in fatto di tassi, lasciandoli fermi, ma ha comunque sorpreso i mercati con i suoi toni decisamente poco accomodanti, anzi, come si suol dire in questi casi, da falco. Il messaggio lanciato è stato tanto semplice quanto forte: i tassi rimarranno più alti per un periodo più lungo di tempo. Guardando alle previsioni della Fed, per fine anno ci si aspetta un altro rialzo – un’eventualità che rimaneva sul tavolo anche prima di questa riunione – tuttavia per il prossimo anno ora ci si aspetta un livello del costo del denaro più alto di quello precedentemente stimato. Nella pratica, dopo un rialzo in una delle due prossime riunioni, poi la Fed taglierà i tassi nel 2024, ma meno del previsto, lasciando così il costo del denaro su un livello più alto, per più tempo – proprio come sintetizzato dal governatore Powell. Questo è, anche, dovuto al fatto che l’economia Usa sembra resistere al rialzo dei tassi: le stime di crescita sono state riviste al rialzo e così la recessione sembra un’ipotesi remota, mentre si fa sempre più probabile lo scenario di un’economia che continuerà a crescere, seppur con tassi modesti. Dal lato degli investimenti, tutto è confermato per i bond in dollari, sia per i titoli di Stato, sia per i bond ad alto rendimento.
Chi non ha sorpreso nessuno e ha ribadito, invece, la volontà di continuare a tagliare i tassi è la Banca centrale brasiliana. Il costo del denaro è stato tagliato dello 0,5%, al 12,75%, ed è stata segnalata la volontà di proseguire su questa strada, continuando a tagliare in futuro, sempre dello 0,5%. La decisione è arrivata anche se la Banca centrale riconosce che c'è ancora il rischio di una crescita dei prezzi dei servizi più forte del previsto e che, mentre varie misure di indicatori dell'inflazione sono recentemente diminuite, rimangono al di sopra dell'obiettivo. Le stime sul carovita sono state infatti alzate al 5% nel 2023, al 3,5% nel 2024 e al 3,1% nel 2025. L’obiettivo è invece per una crescita dei prezzi del 3,25% nel 2023 e poi del 3% fino al 2026, con una tolleranza di ±1,5%. L’aumento delle stime sul carovita non è però la sola revisione al rialzo che riguarda il Paese sudamericano, perché il Governo ha anche ritoccato le sue stime di crescita: +3,2% nel 2023 contro il +2,5% previsto a luglio. Tutto confermato sull’obbligazionario brasiliano dopo che a inizio agosto abbiamo allungato la scadenza delle obbligazioni consigliate proprio nell’ottica di una fase di tagli ai tassi d’interesse.
La Norges Bank, la Banca centrale norvegese, ha alzato i tassi come da attese dal 4% al 4,25%, ma ha anche segnalato di voler alzare ancora una volta i tassi, con tutta probabilità a dicembre. Siccome la stessa Norges Bank vede i tassi al 4,5% nel 2024, l’annuncio di questa settimana sembra allineare la Banca centrale norvegese alle altre colleghe europee: una volta finito il ciclo di rialzo dei tassi, che dunque arriverà a fine 2023, poi ci sarà un prolungato periodo di tempo con tassi mantenuti fermi ai livelli massimi.
Anche la Riksbank, la Banca centrale svedese, ha alzato i suoi tassi, come da attese anche in questo caso, al 4% dal 3,75%. Dato che l’inflazione è stata definita ancora troppo alta, la Banca ha lasciato aperta la porta a un possibile nuovo rialzo – le previsioni sono per un picco dei tassi al 4,1%, quindi compatibile con un altro possibile rialzo, ma non certo. Dal lato degli investimenti, anche per corona svedese e norvegese è tutto confermato.
Nella zona euro si cerca di comprendere come potranno muoversi i tassi nel prossimo futuro. Le dichiarazioni che provengono dai vari esponenti della Bce sembrano andare nella direzione che il ciclo di rialzi possa dirsi finito, ma i tassi rimarranno alti per un po’ di tempo. Il mercato si sta interrogando su quando la Bce taglierà i tassi, dando quindi per scontato che non ci saranno altri rialzi, ma la verità è che ora si entra nella seconda fase della stretta monetaria. Se fino all’ultima riunione si era nella fase di rialzi continui, ora si entra in quella in cui i tassi non vengono più alzati, ma devono essere mantenuti su questi livelli per un prolungato periodo di tempo, in modo da consentire alla stretta monetaria di produrre i suoi effetti contro l’inflazione. Le dichiarazioni arrivate nella scorsa settimana vanno tutte in questa direzione. Per quanto riguarda i tuoi investimenti, come ti diciamo qui, ti confermiamo la strategia sui bond in euro e gli Etf consigliati fino ad oggi sono ancora all’acquisto (vedi a lato). Se investi usando singoli bond, c’è però una novità: per il 5% massimo da dedicare ai titoli di Stato italiani puoi ora scegliere titoli con scadenza tra 1 e 5 anni – vedi anche in questo caso qui per maggiori dettagli.
La Bank of Japan, la Banca centrale giapponese, ha deciso di lasciare tutto invariato, come da attese, con tassi ancora negativi (a -0,1%) e controllo dei rendimenti dei titoli di Stato. Tuttavia, questa decisione di lasciare tutto inalterato, alla luce delle decisioni e degli annunci delle altre Banche centrali che prevedono un costo del denaro più alto per più tempo, di fatto rende ancora più accomodante la politica monetaria giapponese rispetto agli altri Paesi, mantenendo ancora pressione sullo yen. Al momento, comunque, sono confermati i nostri consigli sul Giappone.
Sono confermati i prodotti per replicare le nostre strategie. Ecco come sono andati in settimana:
Ubs Japan Treasury 1-3y (invariato)
Nordea 1 norwegian bond BP (-0,9); Wisdomtree Long Nok Short Eur (+0,4%)
iShares $ treasury 1-3y acc B (+0,3%); iShares $ High Yield Corp Bond (+0,2%)
HSBC GIF Brazil Bond AC USD (-1%)
Nordea 1 swedish short term bond (invariato); Wisdomtree Long Sek Short Eur (+0,5%)
Xtrackers II iBoxx Eurzone Gov. Bond YP 1-3 (invariato); Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (-0,3%)
iShares China CNY Bond (-0,3%)
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