BTp: rendimenti, spread... facciamo il punto (e un po' di ordine)

BTp, rendimenti e spread
BTp, rendimenti e spread
Il rendimento dei nostri titoli è aumentato, come certificato dalle aste dei titoli di Stato della scorsa settimana. I motivi sono diversi. Iniziamo con il guardare al livello assoluto dei rendimenti. Quelli italiani sono saliti, sfiorando un 5% nell’asta del decennale della scorsa settimana, ma anche un quinquennale è arrivato al 4,4% e il BoT a 12 mesi ha sfiorato il 4%. In termini assoluti, i rialzi dei rendimenti hanno interessato un po’ tutti i titoli di Stato della zona euro: anche la Germania ha visto aumentare i rendimenti sul mercato, quello del decennale è salito dello 0,3% circa nel giro di un solo mese e lo stesso si può dire per la Francia (+0,4% circa), della Spagna (+0,4% circa anche in questo caso) e così via… (per l’Italia i tassi si sono alzati dello 0,55% in un mese).
Come mai c’è stato questo rialzo dei tassi? Il mercato obbligazionario ha reagito alla prospettiva delineata dalla Bce di tassi fermi su livelli elevati per molto tempo, politica necessaria visto il rialzo delle stime sull’inflazione operato dalla stessa Bce nell’ultima riunione. Con un’inflazione più alta rispetto a quella che si pensava in precedenza, la Bce reagisce mantenendo i tassi d’interesse su livelli alti per più tempo. Questo significa che il taglio nel costo del denaro arriverà più in là di quanto previsto in precedenza e dunque i mercati richiedono a loro volta rendimenti più alti per maggior tempo: i bond devono adeguarsi a queste richieste, cioè devono offrire rendimenti più alti anch’essi.
Questo spiega perché tutti i bond oggi rendono di più. Tuttavia, il rialzo non è stato uguale per tutti. C’è chi, tra i vari titoli di Stato, ha visto aumentare il suo rendimento di più, come è successo con i nostri BTp e questo ha portato ad un allargamento dello spread – il differenziale tra il rendimento tra BTp e Bund decennali.
PERCHÉ PER L’ITALIA I TASSI SONO AUMENTATI DI PIÙ?
La scorsa settimana ha pesato l’annuncio da parte del Governo del contestuale taglio degli obiettivi di crescita per il 2023 e il 2024 e della revisione del rialzo delle stime sul deficit. Avendo l’Italia un livello di indebitamento secondo solo alla Grecia in Europa, ogni volta che vi è un rallentamento della crescita e/o un peggioramento del deficit i mercati reagiscono in maniera negativa, in quanto il nostro Paese è un “osservato speciale” e si teme sempre – a prescindere che questo timore sia corretto o meno – per i nostri conti. A questo poi si aggiunge che è in atto una revisione a livello europeo dei vincoli di bilancio e ci si potrebbe ritrovare un ritorno alla richiesta di rispettare i vincoli di bilancio nel 2024 – sono stati sospesi causa pandemia. Il dibattito è aperto in Europa ed è una partita importante per il nostro Paese. Se ci fosse un ritorno ai vincoli da rispettare già nel 2024, questo potrebbe aggravare ancora di più la situazione italiana. Ovviamente i maggiori rendimenti richiesti sui nostri titoli di Stato a loro volta sono un ulteriore problema per i nostri conti e questo genera ancora più timori facendo salire lo spread… creando così un circolo vizioso.
C’è poi un altro problema. C’è il rischio che ci sia un eccesso di offerta di titoli di Stato italiani sul mercato. Il nostro Paese deve rifinanziare ogni anno un ingente quota di debito, parliamo di cifre superiori ai 300 miliardi di euro, e rispetto al passato c’è un compratore, rilevante, in meno: la Bce. La Banca centrale sta infatti riducendo il riacquisto dei titoli che vanno via in scadenza che aveva in portafoglio e c’è sempre la possibilità che velocizzi questo processo, cioè che decida di comprarne ogni mese sempre meno. Un eccesso di offerta sul mercato porta ad una pressione al ribasso sui prezzi dei bond, quindi ad un rialzo dei rendimenti. E ancora si crea quel circolo vizioso che abbiamo visto prima: rendimenti più alti, maggior pressione sui conti, maggiori timori, maggiori rendimenti…
COSA FARE?
Questo è quello che sta pesando sui nostri titoli di Stato. Cosa fare? In realtà, tutto quello che sta succedendo non è una novità e non comporta modifiche alla strategia da seguire, se hai seguito fino ad oggi i nostri consigli. Il fatto che i titoli di Stato sono rischiosi lo diciamo orami da anni – abbiamo superato il lustro e probabilmente arriviamo al decennio – e lo trovi scritto chiaramente nel nostro selettore di obbligazioni. Il rialzo dei rendimenti è qualcosa di cui ti parliamo da molto e dei problemi dell’Italia lo stesso. Ovviamente quando parliamo di rischio non bisogna pensare che questo termine sia sinonimo di fallimento. No. Sono due cose diverse. Il rischio dei BTp è un insieme di rischi, c’è quello dei tassi, che, come vedi, è presente e sempre in funzione, e c’è anche quello emittente, ovviamente con una probabilità molto bassa, ancora nella sfera del remoto. Nonostante ciò, non bisogna fare l’errore di sottovalutare l’insieme dei rischi che comporta, in generale, investire in obbligazioni – qualunque obbligazione – e soprattutto quando lo si fa su un emittente con un rating al limite dell’investment grade come per l’Italia. Spesso si è tentati di avere una predilezione o una maggior fiducia nei titoli di Stato del proprio Paese – è stato definito in finanza comportamentale home bias (qui puoi approfondire il tema) – ma questo non deve portare a non rispettare le regole basilari degli investimenti o a sottovalutare i rischi, sempre presenti, in qualunque investimento.
Come detto, però, la soluzione a tutto questo è semplice e si deve applicare a qualunque emittente: la diversificazione. Se fino ad oggi hai seguito la nostra indicazione di dedicare al massimo il 5% ad ogni emittente di obbligazioni della zona euro, sei a posto. L’impatto sul tuo intero portafoglio del calo dei prezzi dei BTp è contenuto e questa percentuale ti mette nelle condizioni di ammortizzare, con il restante 95% del portafoglio, qualunque tipo di colpo. Non stai seguendo questa regola e sei esposto più del 5% a qualunque emittente – quindi non solo all’Italia, ma anche alla Francia, Germania…? Ricalibra i tuoi investimenti. Come vedi, il limite del 5% vale per qualunque Paese, anche per la Germania, la Francia… non c’è nulla di discriminatorio nei confronti dell’Italia, ma è esteso a tutti, proprio perché stiamo applicando il principio generale della diversificazione.
Inoltre, grazie alla diversificazione puoi anche sfruttare le opportunità offerte dalle situazioni che si presentano sui mercati. Il rischio può anche essere una fonte di opportunità, come in questo caso rendimenti più alti. Gestirlo al meglio significa poterne anche beneficiare. Con la diversificazione puoi inserire in portafoglio i BTp, beneficiando dei loro rendimenti più alti. Se, per esempio, fossi esposto per più del 5% alla Germania, in questo caso non staresti beneficiando di maggiori rendimenti che potresti avere dai titoli di altri Paesi, come l’Italia, la Spagna e così via. Con la diversificazione, dunque, puoi sia ridurre il rischio totale dei tuoi investimenti, sia aumentare i rendimenti.
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