La settimana delle obbligazioni. Tassi: è arrivato il momento

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Questo giovedì la Banca centrale europea taglierà i tassi di interesse. Le dichiarazioni delle ultime settimane arrivate da tutti gli esponenti della Bce, dalla presidente ai singoli membri del comitato che prende le decisioni in fatto di costo del denaro, sono state tutte unidirezionali e anche la scorsa settimana è stato di fatto preannunciato il taglio. Ora però che la Bce dà il via a una nuova fase, quella di un allentamento monetario, l'attenzione si sposta su cosa avverrà nei mesi prossimi. Un messaggio che è arrivato chiaro settimana scorsa, ma anche in precedenza, è che questo primo taglio dei tassi non deve essere letto come l'annuncio della vittoria contro l'inflazione. Il carovita deve ancora scendere e continuare nel suo percorso di convergenza al 2%, che ancora non è stato raggiunto e che è ancora minato da qualche rischio, primo fra tutti la crescita dei salari. Questo significa che non c'è nessun automatismo per le decisioni future in fatto di costo del denaro, si deciderà di volta in volta in base ai dati; dalla Bce fanno sapere che se l'inflazione scenderà più lentamente, i tagli dei tassi saranno più lenti nel tempo, se l'inflazione scenderà più velocemente, i tagli dei tassi potranno anche avvenire più velocemente.
E su questo punto, il dato del carovita di maggio è un esempio tangibile di quanto dobbiamo aspettarci. A maggio, infatti, il carovita è stato più alto delle attese, sia se si parla dell’indice generale, sia di quello di fondo – vedi a lato, ma questo non inciderà sulla decisione di questo giovedì. Come ripete da molto tempo la Bce stessa, infatti, bisogna guardare l'insieme dei dati - il cosiddetto trend - e non soffermarsi su uno singolo, perché a Francoforte sono consci che il percorso verso la convergenza al 2% dell'inflazione sarà accidentato e potrà esserci qualche dato meno positivo delle attese. Ciò che importa è che ci sia una tendenza nel calo dell'inflazione e per il momento, tenendo conto di tutto il percorso effettuato, questa tendenza c'è stata e permette un primo taglio dello 0,25% la prossima settimana. Piuttosto, se già era improbabile un secondo taglio dei tassi nella riunione di luglio, ora diventa impossibile.
L’interrogativo è piuttosto se sono a rischio i tagli preventivati per settembre e per dicembre. Ad oggi un altro taglio entro fine 2024 viene ancora stimato dal mercato, mentre un terzo rimane possibile, ma ora lo è un po’ meno rispetto a solo una settimana fa. Determinanti saranno i dati che usciranno durante l’estate e poi nel prossimo autunno.
RATING: ITALIA OK, TAGLIO FRANCIA
Moody’s ha confermato il rating dell’Italia a Baa3, con outlook stabile - quindi per il futuro non ci sono in previsione né miglioramenti, né peggioramenti al nostro rating.
Sempre in tema di rating, S&P ha deciso invece di tagliare il giudizio della Francia: da AA, passa a AA-
USA: PIL RIVISTO AL RIBASSO
Con l’approssimarsi della riunione della Fed di giugno, arriva puntuale il Beige book, il bollettino sullo stato di salute dell’economia Usa, secondo il quale l’attività economica negli Stati Uniti ha continuato a espandersi, dall'inizio di aprile alla metà di maggio, ma nella maggior parte dei casi la crescita è stata debole o modesta. Se la prima parte del secondo trimestre è dunque iniziata un po’ a rilento, anche il primo trimestre è stato rivisto al ribasso, con un Pil in crescita dell’1,3% anziché dell’1,6% come indicato nella stima precedente e come atteso dal mercato. Riteniamo comunque che il rallentamento all'inizio dell'anno sia temporaneo. Per l'intero 2024 prevediamo una robusta crescita del Pil del 2,7%.
Il dato che più di tutti interessava era, però, quello dei prezzi delle spese personali, l’indicatore sul carovita preferito dalla Fed, che ad aprile è rimasto al 2,7% annuo, al 2,8% quello senza alimentari ed energia, ma su base mensile quest’ultimo dato ha rallentato da +0,3% a +0,2%. Nulla di effettivamente eclatante e non in grado di spostare gli equilibri: le riunioni di giugno e luglio non vedranno alcun taglio dei tassi.
CINA: NUOVO RALLENTAMENTO
Il Pmi cinese di maggio torna a deludere e a minare qualche certezza circa la crescita economica. Il Pmi manifatturiero si è attestato a 49,5 punti, in calo dal 50,4 di aprile, quando le attese si attendevano addirittura un, seppur leggero, progresso (a 50,5). Soprattutto, il dato di maggio mostra un settore manifatturiero di nuovo in contrazione. Il settore non manifatturiero regge meglio, con il relativo Pmi che si è attestato a 51,1, pressoché stabile rispetto ad aprile (51,2), ma anch’esso sotto le attese (a 51,5). Oltre all’andamento del settore manifatturiero, per la Cina c’è un altro potenziale rischio ed è rappresentato dal possibile rallentamento commerciale dovuto alle tensioni con zona euro e Usa. La Cina punta molto su un recupero trainato dalle esportazioni manifatturiere e questa situazione potrebbe rovinare i piani di Pechino. Nonostante tutto ciò, però, per la Cina è arrivata una sorta di promozione, perché il Fondo monetario internazionale ha deciso di alzare le stime di crescita per il 2024 e il 2025. Il Fondo si attende un 5% di crescita quest'anno e un 4,5% nel 2025: si tratta di un incremento dello 0,4% rispetto alle stime precedenti. Ciò è dovuto al fatto che l’economia cinese beneficerà del buon andamento realizzato nel primo trimestre (dove è cresciuta del 5,3%) e delle misure messe in campo dal Governo cinese.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI IN SETTIMANA?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,1%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+1,1%); Wisdomtree Long Nok Short Eur (+0,7%)
iShares $ High Yield Corp Bond (+0,1%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (-0,1%)
iShares China CNY Bond (+0,2%)
Vanguard USD Treasury Bond Ucits Etf Dis (invariato)
Xtrackers II US Treasuries Ucits Etf 1D (invariato)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (-0,3%)
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