La settimana delle obbligazioni: sorvegliati speciali
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Con i primi confronti televisivi tra i candidati alla presidenza, gli Stati Uniti sono entrati ufficialmente nel vivo della corsa alla Casa Bianca, ma i mercati avevano nel loro elenco di osservati speciali anche due indicatori macroeconomici. Il primo era il dato finale del Pil del primo trimestre che, seppur superiore alle attese, certifica che c'è stato un rallentamento dell'economia a stelle e strisce, accompagnato da una forte decelerazione nel tasso di crescita dei consumi, peraltro superiore a quanto atteso dai mercati. Questo scenario, letto nell’ottica della Fed, è un elemento che spinge nella direzione di un possibile taglio dei tassi di interesse.
Il secondo dato molto importante era l’indice dei prezzi delle spese personali, cioè l’indicatore preferito della Fed per quanto riguarda il carovita. A maggio questo indicatore ha rallentato, come da attese, dal 2,8% di aprile al 2,6%, attestandosi sui minimi da inizio 2021. Il 2% non è ancora raggiunto, ma si va nella direzione giusta. Serviranno altri dati nei prossimi mesi per convincere la Federal Reserve, e probabilmente anche di migliori rispetto a quello di maggio, ma perlomeno non sono più arrivati quei risultati deludenti dei mesi scorsi.
L’EUROPA NELLA MORSA DELLA POLITICA
In Europa a tenere banco sono state le questioni politiche, sia a livello comunitario (le procedure d’infrazione, e le nomine per le istituzioni dell’Unione), sia a livello nazionale (le elezioni francesi). I titoli francesi sono “rimasti in attesa”, come puoi vedere anche dal grafico, con i loro rendimenti e lo spread che sono rimasti su livelli pressoché stabili dopo i rialzi delle settimane precedenti. La situazione è poi andata migliorando lunedì 1° luglio, con l’apertura dei mercati dopo i risultati delle elezioni: il partito Rassemblement National è stato il più votato, ma non è certa la maggioranza assoluta e potrebbe anche succedere che dopo il secondo turno nessuno raggiunga questo obiettivo. Questo comporterebbe una situazione in cui nessuno potrà far prevalere la propria visione delle cose: si dovrà lavorare per compromessi. Può rappresentare uno scenario in cui non si realizzeranno riforme strutturali di cui ha bisogno il Paese, o perlomeno saranno rallentate. Tuttavia, per i mercati, il fatto che non ci sia una chiara vittoria né di destra né di sinistra è stato visto come positivamente in questo momento, il che spiega perché hanno aperto bene la settimana.
L’ultimo sorvegliato, molto speciale, dei mercati la scorsa settimana è stato lo yen giapponese. La valuta nipponica ha infatti toccato il livello più basso dal 1986 nei confronti del dollaro e anche nei confronti dell’euro si trova sui minimi storici. Questa situazione non ha potuto che far tornare in auge l’eventualità, secondo i mercati, di un intervento a supporto dello yen. Le speculazioni su questa eventualità sono state incoraggiate anche dalle stesse Autorità giapponesi. Il viceministro delle finanze e responsabile della valuta ha riferito che stanno osservando i mercati dei cambi con urgenza e che si prenderanno le misure appropriate, se necessario. Solo dichiarazioni, che non sono bastate, come invece capita a volte, a far riprendere valore alla valuta. Il prolungato periodo di una politica particolarmente espansiva da parte della Bank of Japan, la rinuncia ad iniziare il piano di riduzione di acquisti di bond nella riunione di questo giugno pesano come macigni sulla valuta giapponese. I dati arrivati la scorsa settimana dall’inflazione di Tokyo fanno, però, pensare che nella riunione di luglio potrà esserci un rialzo dei tassi (il secondo) e il taglio agli acquisti dei bond. Il carovita della capitale, al netto di alimentari freschi, è cresciuto del 2,1% a giugno, accelerando dall’1,9% di maggio. Dato che l’inflazione di Tokyo anticipa l’andamento di quella nazionale, anche il dato dell’intero Giappone è previsto ancora sopra il 2% a giugno. Motivazione in più per la Bank of Japan per non temporeggiare ulteriormente.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI IN SETTIMANA?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-1,1%)
Nordea 1 norwegian bond BP (-1,3%); Wisdomtree Long Nok Short Eur (-0,9%)
iShares $ High Yield Corp Bond (-0,3%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,1%)
iShares China CNY Bond (invariato)
Vanguard USD Treasury Bond Ucits Etf Dis (-0,6%)
Xtrackers II US Treasuries Ucits Etf 1D (-0,5%)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (-0,4%)
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