Attese di inflazione e BTp Italia
Inflazione, obbligazioni, BTp Italia
Inflazione, obbligazioni, BTp Italia
L'inflazione, cioè l'aumento su base annua dei prezzi al consumo, è sempre presente, a meno che non vi sia una situazione di deflazione, cioè una variazione negativa dei prezzi. Questo significa che, se si vuole investire per proteggersi dall'inflazione, bisognerebbe pensarci sempre, non solo quando si presenta sul mercato l'offerta di un determinato prodotto indicizzato all'inflazione, come accade in questo periodo con il BTp Italia.
Infatti, una delle metriche più importanti per valutare la bontà della gestione del proprio portafoglio — oltre al benchmark — è se l'attuale allocazione di portafoglio è stata in grado di generare rendimenti superiori all'inflazione. Su tale punto rientra il concetto che ti abbiamo espresso di recente in questa analisi: gli investimenti per proteggersi dall'inflazione si realizzano attraverso una corretta diversificazione di portafoglio, sfruttando le caratteristiche di tutti gli strumenti finanziari presenti sul mercato e non solo di quelli indicizzati all'inflazione.
Un prodotto indicizzato all'inflazione può tornare relativamente più utile quando si ha una situazione di inflazione elevata, cioè particolarmente superiore all'obiettivo del 2% fissato dalle principali Banche centrali, inclusa la Banca centrale europea. In quei casi, le altre cosiddette asset class — gli altri strumenti in portafoglio — potrebbero avere un rendimento che faticano a coprire l’inflazione. È il caso attuale?
I dati sull'inflazione italiana parlano di un carovita che si aggira attorno al 2% - l’ultimo disponibile, quello di aprile, è all’1,9% - dunque allineato all'obiettivo della Bce e scontato dai rendimenti dei BTp a tasso fisso oggi presenti sul mercato con scadenza a 7 anni, la stessa durata prevista per il nuovo BTP Italia. E in prospettiva? Le stime della Commissione Europea appena pubblicate hanno mostrato una revisione al ribasso: il carovita raggiungerà il 2% già dalla metà del 2025, per poi scendere ulteriormente nel 2026. Analogamente, le stime per l'Italia parlano di un'inflazione sotto il 2% sia quest'anno sia il prossimo.
È vero, si tratta di stime e si parla del 2025-2026 e l’orizzonte temporale per valutare la convenienza o meno del BTp Italia si staglia fino al 2032. Tuttavia, questi dati sono molto indicativi: se queste previsioni si realizzeranno, un BTp di pari durata che offre un rendimento che copre un’inflazione al 2% sarà in grado di rendere in termini reali più del BTP Italia, a meno che il rendimento minimo garantito da quest’ultimo (cioè le cedole minime) non sia sufficientemente alto da compensare un’inflazione inferiore al 2%. Tenendo conto del fatto che lo Stato deve sì rendere interessante l’emissione del BTp Italia, ma anche contenere il costo del debito, è difficile che vengano offerte cedole minime garantite eccessivamente generose.
Se è vero che la parola finale si darà con la comunicazione della cedola, lo scenario che si delinea oggi conferma come, almeno nel breve termine, un prodotto indicizzato all’inflazione non sia strettamente necessario per il proprio portafoglio. Nel caso in cui dovesse esserci un rialzo dell’inflazione negli anni successivi all’orizzonte temporale di cui abbiamo parlato (quindi 2027, 2028 e oltre), i prodotti indicizzati all’inflazione — BTP Italia compreso — saranno sempre quotati e presenti sul mercato, e si avrà tutto il tempo di allineare il proprio portafoglio alla nuova congiuntura economica.
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