BTp Italia: cosa comporta acquistarli?

BTp Italia: considerazioni e valutazioni da fare prima dell'acquisto
BTp Italia: considerazioni e valutazioni da fare prima dell'acquisto
Dal 27 maggio sarà possibile sottoscrivere il nuovo BTp Italia. L’inflazione fa sempre paura, e un prodotto che può difenderci dal carovita è sempre molto appetibile. Tuttavia, non è detto che sia per forza da inserire in portafoglio. Cerchiamo infatti di fare chiarezza, perché sono tanti gli elementi che concorrono nella scelta se acquistare o meno un bond.
Partiamo dal confronto con i BTp a tasso fisso. Guardando ai nostri BTp indicizzati all’inflazione italiana, il BTpi 15/09/2032 offre oggi l’1,2% lordo annuo, contro il 3,27% del BTp a tasso fisso non indicizzato all’inflazione con scadenza simile. C’è dunque circa il 2% di differenza di rendimento, che rappresenta le attese di inflazione del mercato. Dato che i titoli a tasso fisso non possono adattare le proprie cedole e/o il capitale all’inflazione, devono già incorporare un rendimento che compensi anche per il carovita. Questo confronto tra i rendimenti non è utile solo per conoscere le attese di inflazione dei mercati, ma anche per due altri aspetti.
Primo. In generale, se l’inflazione rimane, in media, sotto il rendimento annuo offerto dai titoli a tasso fisso, questi ultimi sono già in grado di proteggere dall’inflazione, generando un rendimento reale positivo, rappresentato dalla differenza tra il rendimento del BTp e l’inflazione.
Secondo. I titoli a tasso fisso possono anche generare una copertura migliore dell’inflazione rispetto ai titoli indicizzati. Infatti, se l’inflazione è inferiore al 2%, la rivalutazione di cedole e capitale del BTp Italia sarà inferiore al 2%, e quindi il rendimento finale del BTp Italia sarà più basso di quello a tasso fisso.
Dunque, se investi nel BTp Italia per coprirti dal rischio inflazione, in realtà generi un altro rischio: quello di avere un rendimento inferiore. E se il costo di rinunciare potenzialmente a un po’ di rendimento lo si vedesse un po’ come il premio che paghi per assicurarti? Se la si vede così, allora bisogna ricordarsi di un aspetto: bisognerebbe investire nel BTp Italia una cifra tale per cui gli interessi generati siano in grado di compensare la perdita di potere d’acquisto o l’erosione del proprio patrimonio.
Dunque, anche solo inserire una piccola quota di BTp Italia, in termini di diversificazione, è vero che ridurrebbe l’impatto delle mancate entrate in caso di inflazione più bassa delle attese, ma è anche vero che l’effetto di copertura dall’inflazione sarebbe praticamente nullo. Avere una copertura completa dal carovita richiederebbe un investimento elevato in BTp Italia, che a sua volta causerebbe un ulteriore problema: la scarsa diversificazione, aumentando – e di molto – il rischio di mancati rendimenti se l’inflazione dovesse risultare più bassa del previsto. Ma non solo.
I BTp Italia hanno cedole che si adattano all’inflazione, quindi sono variabili, perché non sono fisse e note fin da subito. Tuttavia, non si adattano ai tassi di mercato. Questo significa che, con una scadenza di sette anni – seppur ancora all’interno di quanto da noi consigliato – acquistare un’elevata quantità di BTp Italia farebbe concentrare l’investimento obbligazionario su scadenze mediamente più lunghe, aumentando il rischio tassi. Tutto questo senza contare una cosa: per coprirsi dall’inflazione non è per forza necessario un titolo indicizzato. Te ne parliamo qui.
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