In the money

Che cosa vuol dire in the money?

L’espressione “in the money” (ITM) viene utilizzata soprattutto quando si parla di opzioni, cioè strumenti derivati che conferiscono il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare o vendere un determinato asset a un prezzo prefissato, chiamato prezzo di esercizio o strike price.

Un’opzione si definisce in the money quando, se venisse esercitata nel preciso momento in cui la si valuta, genererebbe un vantaggio economico per chi la detiene. Questo significa che possiede un valore intrinseco positivo, indipendente dal tempo che manca alla scadenza o dalle oscillazioni future del mercato.

Essere ITM assume un significato diverso a seconda che si tratti di un’opzione call, cioè un diritto di acquisto, o di una put, cioè un diritto di vendita.

Una call è in the money quando il prezzo dell’asset sottostante è superiore allo strike, perché in quel caso l’investitore ha la possibilità di acquistare a un prezzo più basso di quello che pagherebbe sul mercato.

Al contrario, una put è in the money quando il prezzo del sottostante è inferiore allo strike, poiché consente di vendere a un prezzo più alto rispetto a quello corrente.

In entrambi i casi, il valore intrinseco rappresenta la differenza positiva tra il prezzo del sottostante e lo strike: se tale differenza è a favore del detentore dell’opzione, quest’ultima è ITM.

Accanto al termine in the money, spesso compaiono le espressioni at the money (ATM), che indica un’opzione con un prezzo del sottostante molto vicino allo strike, e out of the money (OTM), che invece non ha valore intrinseco.

Come funziona il concetto di in the money

Il funzionamento del concetto di in the money dipende dalla scomposizione del prezzo di un’opzione in due componenti: il valore intrinseco e il valore temporale.

Il valore intrinseco, come anticipato, rappresenta la differenza favorevole tra prezzo del sottostante e strike. Il valore temporale, invece, riflette le aspettative del mercato sulla possibilità che l’opzione acquisti ulteriore valore prima della scadenza e dipende dalla volatilità del sottostante, dal tempo residuo e da altri fattori tecnici.

Un’opzione può avere un prezzo complessivo più alto del suo valore intrinseco. Ad esempio, una call con un valore intrinseco di 10 euro potrebbe essere scambiata a 14 euro perché il mercato valuta positivamente la probabilità che il sottostante continui a muoversi nella stessa direzione. Di conseguenza, essere ITM non coincide automaticamente con il prezzo dell’opzione: descrive soltanto la parte “certa” del suo valore, ossia quella che deriverebbe dall’esercizio immediato.

Il concetto di in the money non è influenzato dalla volatilità, che incide invece sul valore temporale. Un asset più volatile può rendere un’opzione ITM più costosa proprio perché il mercato considera più probabile l’ampliamento del vantaggio tra prezzo e strike. Anche il tempo residuo alla scadenza influisce sul prezzo complessivo: man mano che la scadenza si avvicina, il valore temporale tende a ridursi, mentre quello intrinseco rimane invariato se la relazione tra prezzo e strike resta favorevole.

Essere ITM non implica automaticamente che l’opzione verrà esercitata. Molti operatori preferiscono venderla prima della scadenza per incassare il premio, soprattutto quando il valore temporale rappresenta ancora una parte significativa della quotazione. L’esercizio avviene più spesso nelle fasi finali, quando il valore temporale è ormai ridotto.

Esempi

Immagina una call con strike 40 euro su un’azione che quota 50 euro. L’opzione è ITM perché esercitarla significa acquistare a 40 ciò che vale 50, quindi ha un valore intrinseco di 10 euro. Se il premio pagato all’acquisto fosse 12 euro, l’opzione sarebbe ITM ma il risultato netto sarebbe ancora negativo, poiché il costo del premio (sempre dovuto) supera il valore intrinseco.

Se invece il sottostante scendesse a 35 euro, la stessa call sarebbe OTM, senza valore intrinseco. In questo caso, non avrebbe senso esercitarla e l’intero premio pagato all’inizio costituirebbe la perdita massima dell’investitore.

Un esempio opposto riguarda una put con strike 50 euro e sottostante a 30 euro. L’opzione è ITM con un valore intrinseco di 20 euro, perché consente di vendere a un prezzo superiore a quello di mercato. Se il premio versato fosse 5 euro, l’investitore avrebbe un margine positivo; se invece il premio fosse stato 25 euro, l’opzione sarebbe ITM, ma il risultato economico netto resterebbe negativo.

Si consideri infine una call con strike 100 euro su un sottostante a 120 euro, prossima alla scadenza. L’opzione ha un valore intrinseco di 20 euro. Se il premio pagato inizialmente fosse stato 25 euro, l’opzione resterebbe ITM, ma alla scadenza il valore intrinseco non coprirebbe il premio versato. Anche in questo caso, la condizione ITM descrive solo il rapporto tra prezzo e strike, non un guadagno certo.