MPS è stata condannata per anatocismo: vediamo cos’è, come funziona e perché è vietato

Anatocismo bancario
Anatocismo bancario
Il via libera della Bce all’operazione su Mediobanca non è l’unica notizia su MPS, che, pochi giorni fa, è stata condannata dal Tribunale di Palermo a risarcire un’azienda, per anatocismo bancario. La condanna al risarcimento non è tale da inficiare il nostro giudizio sull’azione, ma offre la possibilità di affrontare il tema dell’anatocismo.
L’anatocismo bancario è la pratica attraverso cui gli interessi maturati su un debito vengono capitalizzati, cioè sommati al capitale, generando a loro volta nuovi interessi da pagare alla banca. In sostanza, si finisce per pagare interessi sugli interessi.
Come funziona?
Supponiamo che un cliente abbia uno scoperto di conto corrente (cioè va “in rosso”) di 1.000 euro. La banca applica un tasso di interesse del 10% annuo.
Questo meccanismo può far crescere il debito in modo sproporzionato, soprattutto se il cliente non riesce a rientrare tempestivamente.
Un altro esempio pratico
Un’impresa ha un’apertura di credito in conto corrente e utilizza costantemente un fido di 5.000 euro. Ogni trimestre la banca addebita gli interessi passivi maturati (ad esempio, 150 euro). Con l’anatocismo, quegli interessi venivano sommati al capitale e iniziavano anch’essi a produrre nuovi interessi da pagare ogni trimestre. Col passare del tempo, questo portava a un aumento progressivo del debito, anche se l’impresa non aveva ulteriormente utilizzato il fido.
Perché è vietato?
Il meccanismo dell’anatocismo è considerato svantaggioso e penalizzante per i clienti, perché altera il principio della trasparenza e dell’equilibrio nei rapporti bancari. Proprio per questo:
In sintesi
Oggi le banche non possono più sommare automaticamente gli interessi al capitale per farli fruttare ulteriori interessi. Questo ha portato maggiore tutela per i clienti, evitando che un debito possa crescere in modo silenzioso e incontrollato, solo per effetto della capitalizzazione degli interessi.
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