Le ragioni per cui si preferisce il capitale e non la rendita

Rendita contro capitale: le ragioni
Rendita contro capitale: le ragioni
La teoria economica ha mostrato come, attraverso gli studi e le analisi empiriche, sia razionale scegliere la rendita anziché il capitale per la propria pensione integrativa. Sono però ancora molte le persone che trovano proprio nel fatto di non poter disporre del capitale, interamente e al momento della pensione, il motivo principale per non aderire ad un fondo pensione.
Ciò che porta a questa scelta sono bias ed euristiche, ma ci sono anche delle motivazioni di natura razionale. Concentriamoci su quest’ultime, lasciando alle prossime puntate la trattazione di bias ed euristiche.
Flessibilità. Un capitale interamente liquido viene considerato più flessibile da gestire, soprattutto nel caso di spese impreviste. Nel caso di spese impreviste e di ammontare incerto, disporre di un capitale, non fosse altro perché è di un ammontare superiore a quello che si ha con una rendita periodica, risulta essere più utile, ma ogni scelta deve essere basata sul cosiddetto costo opportunità, o, detto anche in altri termini, soppesando i pro e i contro. Per una maggiore flessibilità nel caso di un imprevisto, che tra l’altro deve richiedere una spesa superiore a quella che il nostro reddito totale, quindi la pensione pubblica più la pensione integrativa, può coprire - e dunque non è detto che si verificherà sicuramente - si rinuncia ad altri vantaggi. Tra questi ci sono la migliore gestione del rischio longevità, non dover investire la liquidità e non dovere gestire il capitale in modo da non esaurirlo in pochi anni. In sintesi, per un rischio che potrebbe anche non verificarsi, si rinuncia ad un numero superiori di vantaggi. Dunque, citare la flessibilità come motivo è in parte corretto e razionale, ma non del tutto, e soprattutto porta a rinunciare, razionalmente, ad un numero superiore di vantaggi che si avrebbero se si scegliesse la rendita.
Eredità. Lasciare in eredità ciò che non si è riuscito a spendere o che si è preferito non spendere per lasciarlo all’erede (o agli eredi) è spesso un motivo per preferire il capitale. In realtà, le varie tipologie di rendite permettono di soddisfare anche questo bisogno. Infatti, la rendita reversibile consente di garantire una rendita ad un erede anche dopo la propria morte – e finché quest’ultimo sarà in vita. La rendita contro-assicurata permette di lasciare quanto eventualmente non corrisposto sotto forma di rendita del capitale accumulato ad un erede.
Spesso poi si usa questa obiezione: il capitale che viene interamente pagato, come il Tfr, può essere immediatamente trasferito. Questo è vero, ma non è detto che non possa valere anche per la rendita. Con il fondo pensione si può richiedere il 50% sotto forma di capitale e il 50% sotto forma di rendita, potendo così disporre di un capitale da poter trasferire immediatamente al momento della pensione ad un erede. Inoltre, con i maggiori rendimenti e quindi il maggior tesoretto accumulato grazie all’adesione del fondo pensione, quel 50% di capitale che si può richiedere può anche essere un ammontare equiparabile all'intero capitale che si avrebbe se si fosse scelto il Tfr. E poi i soldi nel fondo pensione godono di una tassazione migliore di quella del Tfr, quindi, a conti fatti… Senza contare che durante l’adesione al fondo si può richiedere, dopo 8 anni, un’anticipazione del 30% per qualsiasi motivo. Sommando questa anticipazione e richiedendo il 50% all’atto del pensionamento, si arriva ad avere un capitale equiparabile a quello del Tfr da lasciare subito in eredità. Si ricade quindi nel concetto che avevamo espresso anche in altre analisi: non aderire al fondo pensione solo perché si vuole lasciare tutto in eredità, e subito, rischia di far rendere meno i propri investimenti per la vecchiaia, ma anche di generare un'eredità inferiore. Inoltre, l'obiettivo può essere comunque raggiunto, come appena visto.
Se invece l'idea è di lasciare in eredità un capitale alla propria morte, non bisogna fare l’errore di pensare che avendo il capitale liquido al momento del pensionamento lo si può mantenere e mettere da parte per poi lasciarlo in eredità. Infatti, se non c'è bisogno di usare quel capitale per sopravvivere, non c'è bisogno neanche di utilizzare la rendita. Si può quindi mettere da parte la rendita che viene erogata accumulando un capitale che al momento della propria morte potrà essere lasciato in eredità in forma liquida all'erede. Inoltre, se si è optato per una rendita reversibile, non solo si lascerà in eredità il capitale che si è accumulato mettendo da parte le rendite erogate via via nel tempo, ma si continuerà a far percepire la rendita reversibile al proprio erede. Se invece si è optato per la rendita contro-assicurata, si potrà trasferire non solo quanto accumulato mettendo da parte le rendite erogate, ma anche quanto eventualmente non ancora erogato del capitale accumulato.
Quindi, anche in questo caso, se può sembrare razionale la scelta di preferire il capitale alla rendita per motivi di lascito ereditario, allargando l'orizzonte e prendendo in considerazione tutte le informazioni e le opzioni disponibili, si scopre che razionalmente ci sono soluzioni altrettanto valide con la rendita.
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