Rendita VS Capitale per la tua pensione

Rendita o capitale per la pensione?
Rendita o capitale per la pensione?
Le decisioni che devono essere prese quando pianifichiamo il nostro futuro, anche quello finanziario, sono pervase da incertezza. Non sappiamo, per esempio, quanto vivremo. Possiamo basarci solo su delle aspettative medie di vita, sulle tavole di sopravvivenza in base all'età che abbiamo raggiunto, ma non abbiamo la certezza dell'orizzonte temporale della nostra vita. In un contesto di assenza di incertezze, in cui si conosce esattamente qual è l'arco temporale su cui noi dobbiamo pianificare la nostra vita, le nostre finanze…, in assenza di incertezze su infortuni, malattie, spese impreviste… non ci sarebbero problemi: sapremmo in base a un capitale che abbiamo a disposizione per quanto tempo lo dovremmo utilizzare. Basterebbe quindi creare un piano di ammortamento per poter godere sempre della stessa quantità di soldi in tutte le fasi della nostra vita o delle quantità corrette per fare fronte ai periodi di maggiore (e minore) necessità di soldi.
Purtroppo, questa situazione non si verifica nella realtà. Dobbiamo quindi far fronte alle incertezze e le nostre decisioni devono essere prese tenendo conto anche di questo aspetto. Abbiamo parlato della rendita erogata dal fondo pensione per gestire in maniera più efficiente il rischio longevità rispetto ad un capitale interamente liquidato in un’unica soluzione (per esempio il Tfr) e oggi proseguiamo sulla scelta tra capitale e rendita di cui disporre una volta in pensione, mostrando cosa dice la teoria economica, quindi basandoci su scelte e motivazioni puramente razionali. In un altro appuntamento presenteremo le motivazioni legate alla sfera dell’emotività e quindi determinate dai bias comportamentali che portano a preferire una soluzione ad un'altra.
Partiamo dalle conclusioni: la teoria economica suggerisce che le rendite vitalizie possono aumentare sostanzialmente il benessere individuale eliminando i rischi finanziari associati a una vita incerta e fornendo ai consumatori un livello più elevato di consumo nel corso della vita.
Perché si giunge a queste conclusioni? La rendita consente una migliore gestione del rischio di longevità. Un altro aspetto è quello in cui la gestione della rendita risulta essere più pratica e più semplice per il beneficiario, perché risolve il problema di dover gestire in maniera efficiente un capitale, liquidato in un’unica soluzione, durante tutto il periodo del pensionamento. È molto difficile creare un piano di ammortamento del proprio capitale e in più dovere investire nel frattempo quanto non usato. È molto difficile che le persone riescano poi ad attenersi in maniera assolutamente disciplinata a questo piano. C’è il rischio di non controllarsi. La rendita risolve questi problemi, perché i soldi che non sono erogati si rivalutano, senza che il beneficiario debba preoccuparsi di come investirli; la quantità della rendita è predeterminata, non c’è il rischio di usarne di più o di meno, o meglio, non si può usare più della quantità erogata. La periodicità con cui vene erogata la rendita la sceglie il beneficiario e se la ritrova accreditata direttamente sul conto.
C'è poi un'altra motivazione, riassumibile con un'espressione inglese che può essere tradotta in italiano “spendi quello di cui disponi”. La rendita risolve infatti il problema alle persone di decidere quanto spendere oggi per non sacrificare le possibilità di spesa domani. La rendita, essendo vitalizia, continua ad essere erogata anche se quanto è stato erogato è maggiore di quanto accantonato. Permette di non avere mai un ammanco, cioè permette di avere sempre una copertura finanziaria. Se invece un capitale liquido dopo vent'anni è stato prosciugato, non si avranno altre risorse negli anni futuri.
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