Polizze a confronto

Protezione della famiglia o pensione integrativa? Ecco come funzionano davvero le polizze vita e quali sono le differenze rispetto ai piani individuali pensionistici.
Protezione della famiglia o pensione integrativa? Ecco come funzionano davvero le polizze vita e quali sono le differenze rispetto ai piani individuali pensionistici.
Le polizze vita sono spesso il primo prodotto assicurativo a cui si pensa quando si desidera garantire sicurezza economica ai propri cari o mettere da parte un capitale da trasmettere in futuro. Alla base c’è un contratto assicurativo che può avere diverse finalità: coprire il rischio di morte prematura, consentire all’assicurato di ricevere un capitale a scadenza o permettere un riscatto in caso di bisogno. In sostanza, si tratta di uno strumento che unisce protezione e risparmio, con una forte componente assicurativa. Ma cosa succede quando si mettono le polizze vita a confronto con un PIP, il Piano Individuale Pensionistico? Le differenze sono notevoli e riguardano sia il lato fiscale sia la struttura stessa del prodotto.
Dal punto di vista della tassazione, la polizza vita presenta un regime meno favorevole rispetto al PIP. I premi versati non sono deducibili dal reddito, se non in minima parte per le coperture rischio morte o invalidità, con una detrazione limitata a 530 euro annui. Questo significa che chi stipula una polizza vita non ha un vantaggio fiscale immediato. I rendimenti maturati all’interno della polizza sono invece tassati al 26 per cento, ridotti al 12,5 per cento solo per la parte investita in titoli di Stato. Al momento della liquidazione, l’imposta colpisce esclusivamente la quota di rendimento, mentre il capitale versato resta esente. Un aspetto molto importante, però, è che le somme liquidate in caso di decesso dell’assicurato non rientrano nell’asse ereditario e non sono soggette a imposta di successione. Questo rende la polizza vita particolarmente interessante anche come strumento di pianificazione patrimoniale, in grado di tutelare e trasferire ricchezza agli eredi in modo diretto e senza ulteriori oneri fiscali, anche se, ovviamente, nel caso dei parenti più stretti esistono comunque franchigie importanti che non sempre rendono necessario ricorrere alle polizze vita solo per una attenta pianificazione fiscale.
Il PIP si muove in tutt’altra direzione. È uno strumento pensato per la previdenza integrativa, con regole rigide e finalità precise: costruire una pensione complementare rispetto a quella pubblica (no, però, gli preferiamo prodotti come i fondi pensione, vedi la sezione dedicata del nostro sito). Proprio per questa funzione lo Stato lo incentiva con importanti vantaggi fiscali. I contributi sono interamente deducibili fino a 5.164,57 euro all’anno, i rendimenti sono tassati al 20 per cento (e al 12,5 per cento sulla quota in titoli di Stato), e le prestazioni finali scontano un’imposta sostitutiva che parte dal 15 per cento e scende fino al 9 per cento in base agli anni di partecipazione. A differenza della polizza vita, però, il capitale accumulato nel PIP non è liberamente disponibile: può essere riscattato solo in occasione della pensione o in casi particolari come gravi spese sanitarie, acquisto della prima casa o perdita del lavoro.
C’è poi la questione della flessibilità. Le polizze vita consentono riscatti e anticipi con maggiore libertà, anche se a volte con penali o riduzioni del capitale, e soprattutto permettono di scegliere liberamente i beneficiari, anche al di fuori del nucleo familiare. Nei PIP, invece, le possibilità di liquidazione anticipata sono limitate e i beneficiari seguono regole più vincolate. Anche per questo motivo, mentre il PIP ha una connotazione prevalentemente finanziaria e previdenziale, la polizza vita conserva una natura assicurativa più marcata: garantisce una protezione diretta in caso di eventi imprevisti e, allo stesso tempo, permette una pianificazione del futuro più libera.
In conclusione, le polizze vita e i PIP non sono strumenti alternativi, ma complementari. La prima risponde al bisogno di proteggere la famiglia e trasmettere ricchezza in modo semplice ed efficace, pur senza offrire grandi vantaggi fiscali. Il secondo è la scelta giusta per chi guarda alla pensione e desidera integrare le prestazioni pubbliche con una rendita aggiuntiva, accettando vincoli più stringenti ma beneficiando di incentivi fiscali notevoli. Conoscere bene le differenze è il primo passo per fare una scelta consapevole, costruendo un percorso di protezione e risparmio davvero su misura.
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