Polizze Vita ramo I: porto sicuro o illusione contro l’inflazione?

In definitiva, le polizze Vita ramo I non sono strumenti pensati per contrastare direttamente l’inflazione.
In definitiva, le polizze Vita ramo I non sono strumenti pensati per contrastare direttamente l’inflazione.
Solo un paio di anni fa i risparmiatori italiani hanno riscoperto quanto l’inflazione possa erodere silenziosamente il valore dei loro soldi. Tra il 2021 e il 2023 il costo della vita in Italia è cresciuto con forza, toccando punte oltre l'8 per cento annuo. Per chi aveva messo da parte del denaro, magari in strumenti a basso rendimento, la sensazione è stata di veder scivolare via potere d’acquisto senza che il capitale nominale si muovesse.
Ripensando a quanto successo ci chiediamo ora: le tradizionali assicurazioni legate alle cosiddette gestioni separate, in questi contesti sono una difesa efficace dal carovita.
Questi prodotti hanno caratteristiche ben precise: il capitale versato confluisce in una gestione separata, cioè un fondo autonomo e distinto dal resto del patrimonio della compagnia, investito soprattutto in obbligazioni e titoli di Stato. L’assicurato riceve la garanzia che il capitale iniziale, al netto dei costi, non si ridurrà mai, e che i rendimenti attribuiti anno dopo anno saranno consolidati, cioè diventeranno definitivi e non più revocabili. A questo si aggiunge una fiscalità favorevole, perché la quota di rendimento generata da titoli di Stato gode di un’aliquota ridotta al 12,5 per cento.
Tutto ciò ha reso le polizze ramo I estremamente popolari tra i risparmiatori prudenti. Nel 2022, ad esempio, mentre i mercati finanziari registravano perdite anche a doppia cifra, le gestioni separate hanno distribuito un rendimento positivo. È stata la prova del loro ruolo: non quello di moltiplicare il capitale o di combattere l’inflazione, ma di offrire stabilità e protezione nominale. Il problema è che nello stesso anno i prezzi al consumo correvano a un ritmo elevato. Di conseguenza, il risparmiatore non ha visto ridursi il suo capitale, ma ha comunque perso capacità di spesa. Se con 10.000 euro poteva comprare una certa quantità di beni, dodici mesi dopo ne servivano oltre 10.800 per acquistare lo stesso paniere. La polizza aveva “salvato” il capitale, ma non il suo valore reale.
Rendimenti gestione separata e inflazione | ||||||||
2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 | 2022 | 2023 | 2024 | |
Inflazione (Nic generale no tabacchi) | ||||||||
1,3% | 1,1% | 0,5% | -0,2% | 1,9% | 8,4% | 5,6% | 0,9% | |
Rendimento lordo | ||||||||
Medio | 3,10% | 3,0% | 2,8% | 2,6% | 2,5% | 2,8% | 2,8% | |
Minimo | 0,1% | 0,0% | ||||||
Massimo | 5,4% | 5,4% | ||||||
Per Inflazione fonte: Istat. Per i rendimenti 2017-2021: Ivass, Bollettino Statistico Gestioni Separate Vita (2017 – 2021), per rendimenti gestioni anni successive nostre elaborazioni su dati Ivass (Tassi di rendimento lordi delle gestioni separate per l'anno 2023 e 2024, colonna "tasso lordo", è tralasciata la colonna "tasso lordo fondo utili") |
Oggi lo scenario è diverso. Con l’aumento dei tassi d’interesse, i titoli obbligazionari tornano a offrire cedole più generose. Le gestioni separate, reinvestendo via via in questi strumenti, possono distribuire rendimenti medi vicini al 2-3 per cento. Allo stesso tempo, l’inflazione è rientrata su valori più contenuti, intorno al 2-3 per cento. Questo significa che, almeno in una fase di stabilità, le polizze ramo I possono permettere di mantenere il potere d’acquisto e in alcuni casi persino superarlo. Rimane però la consapevolezza che se si ripetessero fiammate come quelle del 2022, la protezione reale non ci sarebbe: la natura stessa dello strumento non lo consente.
Perché i rendimenti sono stabili: il costo storico e le vendite di titoli
La chiave della stabilità delle gestioni separate non sta soltanto nella scelta degli investimenti, ma anche in come vengono contabilizzati. Mentre un fondo comune o un’obbligazione acquistata direttamente dal risparmiatore è soggetta ogni giorno alle oscillazioni di mercato, le polizze ramo I seguono un principio diverso: i titoli vengono tenuti in bilancio al costo storico di acquisto, non al valore di mercato (mark to market). In altre parole, se la compagnia compra un BTP a 100, quel titolo rimane registrato a 100, anche se sul mercato scende a 90 o sale a 110. Questo metodo contabile smorza la volatilità e impedisce che gli alti e bassi quotidiani si riflettano immediatamente nei rendimenti riconosciuti al cliente.
Cosa succede però se la compagnia decide di vendere un titolo prima della scadenza? In quel momento il costo storico lascia il posto al prezzo effettivo di vendita. Se il titolo è stato comprato a 100 e viene ceduto a 105, la compagnia registra una plusvalenza di 5, che va a beneficio della gestione e quindi del rendimento distribuito. Se invece viene venduto a 95, si genera una minusvalenza di 5, che riduce il risultato complessivo. È per questo che le compagnie, per quanto possibile, preferiscono mantenere i titoli fino alla scadenza, in modo da evitare minusvalenze temporanee legate alle oscillazioni di mercato. Alla scadenza, infatti, un titolo di Stato rimborsa a 100, indipendentemente da quanto abbia oscillato nel frattempo.
Questo sistema spiega due cose. Primo: la stabilità. I rendimenti delle gestioni separate appaiono molto più lineari rispetto a quelli di altri strumenti obbligazionari, proprio perché non subiscono quotidianamente gli scossoni del mercato. Secondo: il ritardo nell’adeguarsi ai tassi. Quando i tassi salgono, i vecchi titoli a basso rendimento rimangono in portafoglio e frenano la crescita immediata dei rendimenti distribuiti. Viceversa, quando i tassi scendono, la gestione beneficia ancora per anni dei titoli acquistati in passato con cedole più alte. È un meccanismo che protegge i risparmiatori dagli urti violenti dei mercati, ma che impedisce anche di cogliere subito i frutti dei cambiamenti.
In definitiva, le polizze Vita ramo I non sono strumenti pensati per contrastare direttamente l’inflazione. La loro funzione è diversa: dare continuità, garantire il capitale e distribuire un rendimento regolare, anche se modesto su cui gravano tra l’altro, costi che spesso erodono il rendimento netto.
Per chi cerca sicurezza, rappresentano uno “zoccolo duro” del portafoglio, capace di bilanciare strumenti più rischiosi. Per chi invece ha come obiettivo principale la protezione del potere d’acquisto, servono soluzioni diverse, come titoli indicizzati o investimenti più dinamici come quelli rappresentati dai nostri portafogli che richiedono, tuttavia, un orizzonte temporale di alcuni anni. Le gestioni separate restano dunque un porto sicuro in un mare finanziario instabile, ma non possono trasformarsi in uno scudo infallibile contro il carovita.
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