Pagare una sola assicurazione che copre tutto: la casa, l’auto, la salute e perfino la vita. È l’idea affascinante che si nasconde dietro il termine “omni policy”, un concetto sempre più citato nel mondo delle assicurazioni e della tecnologia. A spingere questa tendenza è l’intelligenza artificiale, che promette di rendere più semplici e personalizzate le polizze del futuro. Ma tra sogno e realtà c’è ancora parecchia strada.
Oggi, grazie all’AI, molte compagnie raccolgono e analizzano enormi quantità di dati: dai comportamenti di guida ai passi che facciamo ogni giorno, fino agli acquisti che realizziamo. L’obiettivo è capire meglio i bisogni del cliente e proporre coperture su misura, magari capaci di cambiare con la nostra vita. In teoria, una “omni policy” dovrebbe fare proprio questo: un unico contratto digitale, che unisce in modo intelligente diverse forme di protezione e si adatta automaticamente quando serve.
Il problema è che, almeno in Italia e in buona parte d’Europa, le regole non lo permettono davvero. Per legge esiste una netta divisione tra le assicurazioni “vita”, che riguardano le persone, il reddito o la salute, e quelle “danni”, che coprono beni come l’auto o la casa. Le compagnie devono tenere separati conti e fondi per i due rami, e per legge non possono fonderli in un solo contratto. Per questo, quando si parla di “omni policy”, si tratta più di un’idea di marketing e di packaging dei prodotti che di una novità giuridica. In pratica, alcune assicurazioni offrono pacchetti multirischio sotto un unico nome o piattaforma digitale, ma i contratti interni restano divisi.
Nel resto del mondo qualcosa si muove…
Nel resto del mondo qualcosa, però, si muove, anche se non in modo uniforme. Negli Stati Uniti, startup come Lemonade stanno sperimentando modelli digitali che integrano più coperture — casa, affitto e auto — all’interno della stessa app, con tariffe che cambiano in base al comportamento dell’utente. In Asia, la cinese ZhongAn e la compagnia di Singapore Singlife hanno sviluppato piattaforme assicurative completamente digitali, che permettono di combinare e gestire online diversi tipi di prodotti, dal ramo danni a quello vita, con formule flessibili e automatizzate. Tuttavia, anche in questi casi, l’unificazione è soprattutto tecnologica, non legale: si semplificano l’interfaccia e la gestione, ma le regole dei contratti e la separazione tra le varie coperture restano ancora distinte.
Le promesse restano comunque interessanti. Una sola polizza significherebbe meno moduli da firmare, meno scadenze da ricordare e una protezione continua, adattata al proprio modo di vivere. L’intelligenza artificiale potrebbe rendere tutto più giusto: chi guida con prudenza, mangia sano o mantiene buone abitudini potrebbe pagare meno. Ma dietro queste comodità ci sono anche rischi reali. Un contratto che copre tutto può diventare difficile da capire, soprattutto se aggiornato automaticamente da un algoritmo. Inoltre, l’uso massiccio dei dati personali apre dubbi sulla privacy e sull’effettivo controllo dell’assicurato. Affidarsi a un’unica compagnia per tutti i beni e la salute può anche ridurre la libertà di scegliere o cambiare fornitore.
Le omni policy, quindi, non sono ancora una realtà concreta ma un orizzonte verso cui l’industria assicurativa sta guardando. In futuro arriveranno prodotti sempre più integrati e digitali, ma serviranno regole chiare, trasparenza nei dati e la possibilità per i clienti di capire e decidere. Più che una rivoluzione immediata, questa sembra una lenta evoluzione: il tentativo di fondere tecnologia e fiducia in modo nuovo, senza dimenticare che l’assicurazione, in fondo, è fatta per proteggere le persone prima dei dati.