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Atene prova a fare la furba?
12 anni fa - mercoledì 7 aprile 2010· Dopo la rassicurante chiusura del vertice di due settimane fa, quando i Paesi europei hanno sostanzialmente raggiunto un accordo sul sostegno alla Grecia con il supporto del Fondo monetario internazionale, nella giornata di ieri una serie di voci allarmanti sono tornate a preoccupare gli investitori.
· Secondo alcune fonti di stampa, Atene starebbe cercando di modificare le condizioni dell’eventuale intervento europeo, da un lato per evitare di far entrare in campo il Fondo monetario internazionale e dall’altro per ottenere condizioni più favorevoli.
· Partiamo dal primo punto: perché evitare gli aiuti del Fondo monetario internazionale? Non è solo una questione di costo: far intervenire il Fondo significa aprirgli i propri bilanci, e far saltar fuori gli eventuali scheletri nell’armadio. E qualche avvisaglia su possibili sorprese negative già c’è: l’Eurostat (l’istituto di statistica europeo) sta valutando i conti pubblici greci, e secondo alcuni voci il deficit potrebbe attestarsi al 14% del Pil (la ricchezza prodotta) e non al 12,7% dichiarato da Atene.
· Passando poi all’eventuale intervento degli altri Paesi europei, anche qui Atene sembra puntare i piedi. Può trattarsi solo di un tentativo di abbassare il prezzo da pagare, anche perché la Germania preme per far pagare ad Atene il 6-6,5% contro il 4-4,5% pagato da altri grandi “malati” come Portogallo e Irlanda. Ma in fondo il tasso chiesto dalla Germania è quasi in linea con quello spuntato da Atene nell’ultima emissione di titoli (il 5,9%), se ha accettato di pagarlo nell’asta di pochi giorni fa perché ora si rifiuta? Può trattarsi di un segnale che i conti greci sono più in affanno di quanto appaia, e che la Grecia non è più in grado di sostenere un costo così alto.
· A conferma del fatto che Atene sta cercando di finanziarsi su altri fronti, possibilmente meno cari, è arrivata anche la notizia secondo cui starebbe per emettere un bond negli Usa, sperando così di superare la sempre minor affezione degli investitori europei (l’ultima asta ha visto un drastico calo del rapporto tra domanda e offerta).
· In questo scenario incerto il differenziale di rendimento tra i bond greci e il più “tranquillo” bund tedesco è schizzato oltre il 4%, un record mai toccato dall’introduzione nell’euro nel 1999 (settimana scorsa era “solo” del 3,5%). I titoli della nostra selezione ne hanno pagato le conseguenze: il prezzo del bond con scadenza 2017 è passato in un solo giorno da 88,22 a 85,03 (-3,6%), quello con scadenza 2018 è calato da 88,95 a 85,8 (-3,5%), quello con scadenza 2019 passa da 97,1 a 92,9 (-4,3%).
· Anche il prezzo dei credit default swap, una sorta di “assicurazione” sul rischio fallimento della Grecia, torna a segnare allarme rosso: in una sola giornata è passato da circa 320 a 374, il livello più alto dallo scorso febbraio.
· Il mercato, insomma, si sta interrogando su quali siano le vere motivazioni del comportamento della Grecia: una dimostrazione di forza, per provare di essere in grado di “camminare” con le proprie gambe, o dietro c’è qualcos’altro? Certo può darsi che Atene sia solo cercando di mostrare i muscoli, così come può darsi che si tratti solo di un ultimo attacco speculativo prima di un periodo di calma relativa (passato lo “scoglio” dei rimborsi da qui a maggio, Atene non avrà altri debiti da rifinanziare prima del 2011). Ma potrebbe anche esserci qualcosa di peggio: c’è n’è a sufficienza, a nostro avviso, per abbassare il nostro giudizio sull’affidabilità della Grecia dall’attuale discreta al livello minimo, cioè sufficiente. Chi vuole investire in bond greci può ancora farlo (tanto più che il calo dei prezzi ha reso i rendimenti ancora più interessanti) ma solo se conscio di tutti i rischi della situazione attuale. E in ogni caso, vi ribadiamo il nostro consiglio di non superare il 20% del vostro portafoglio complessivo.