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Argentina: torna lo spettro del default
3 anni fa - lunedì 9 settembre 2019
Argentina
La presidenza di Mauricio Macri, iniziata a dicembre 2015, aveva fatto sperare in un’era nuova per l’Argentina, dopo gli anni fallimentari della gestione di Néstor Kirchner e della moglie Cristina Fernández che gli era succeduta. L’auspicio era che Macri rivitalizzasse l’economia con una svolta liberista. Dopo quasi 4 anni, è chiaro che non è stato così. Macri ha tentato di portare avanti tagli e riforme, ma ha agito timidamente e i risultati li vedi nel grafico: il Paese continua a spendere più di quanto si può permettere e la Banca centrale è troppo debole per impedire ai prezzi di galoppare. Macri ha sprecato la sua occasione e il Paese continua ad avere problemi. A peggiorare la situazione è venuto, poi, il rialzo dei tassi Usa che ha iniziato a drenare soldi dai Paesi Emergenti meno forti (se i tassi Usa salgono, gli investitori spostano il denaro in titoli americani): l’Argentina si è ritrovata tra le prime vittime. E come se ciò non fosse bastato, il mese scorso ci sono state le primarie per le presidenziali del 27 ottobre e Macri è rimasto assai indietro rispetto al candidato alternativo Alberto Fernández, che è stato collaboratore della ex Presidente (che gli farà pure da vice) e che si teme possa far tornare l’Argentina alle politiche fallimentari di cinque anni fa. I mercati hanno reagito con forza (-25,1% il peso rispetto all’euro nel solo mese di agosto, -38,5% la Borsa, in peso, nello stesso mese, in questi giorni ha poi registrato alti e bassi). Morale: ora l’Argentina è in trattativa per un nuovo prestito del Fondo Monetario e ha chiesto dilazioni nei pagamenti (per cui si è parlato di default tecnico) e, allo stesso tempo, sta cercando di bloccare la fuga di capitali imponendo restrizioni sul mercato dei cambi. La situazione in altri termini torna ad essere esplosiva. Da tempo ti diciamo di stare lontano dai titoli argentini. Non dovresti averne. Se per caso hai dimenticato di venderli, fallo ora.
Incorreggibile Argentina
Negli ultimi tre anni, nonostante la presidenza Macri volesse aprire a un uso più virtuoso delle finanze pubbliche, la spesa corrente dello Stato argentino (area in blu, in miliardi di peso argentini; scala sinistra) è stata quasi sempre superiore alle entrate (area in grigio, sempre in miliardi di peso argentini). In altri termini il Paese ha continuato a spendere soldi che non aveva. Contemporaneamente l’inflazione (la linea, la scala destra indica la variazione dei prezzi su base mensile) ha continuato a correre con un tasso annuo intorno al 40%!
Default tecnico?
Molti ora dicono che in realtà l’Argentina non è che non sta ripagando, si limita a chiedere nuove scadenze dei pagamenti. Tecnicamente si fa default anche se non si ripagano i propri debiti in tempo. Prova a spiegarlo alla tua banca che le ripagherai il prestito per l’auto nuova tra due anni anziché adesso, finisci subito nell’elenco dei cattivi pagatori e via…