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La politica argentina torna al passato…
3 anni fa - lunedì 4 novembre 2019
Argentina
Il titolo Repubblica Argentina 3,875% 15/01/22 ha sul mercato un prezzo intorno a 40, che significa un rendimento di circa il 50% netto annuo. Non farti ingolosire e, anzi, ricorda che questo è indice di quanto è rischioso investire in questo Paese. Vediamo che è successo.
SVOLTA POLITICA
Il presidente uscente Mauricio Macri è stato sconfitto, lo sfidante Alberto Fernández ha vinto. A fianco di Alberto Fernández ci sarà la vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, ex Presidente del Paese e vedova di un suo predecessore. In pratica, l’Argentina è tornata al passato. A causare la svolta è stata la crisi economica che ha compromesso la popolarità di Macri. Il Paese continua a non crescere, anzi… Il 2016 ha visto una contrazione del 2,1%, il 2017 un rimbalzo del 2,7%, di nuovo nel 2018 c’è stato un calo di ben il 2,5% e per il 2019 è prevista una contrazione dell’1,2% (fonte Fondo monetario). La crescita dovrebbe tornare nel 2020 con un +2,2%, ma è chiaro che stiamo tornando indietro. Calcolata in dollari la ricchezza prodotta era di 518 miliardi di dollari, meno dei 530 miliardi del 2011: si è girato a vuoto per anni e il tasso di povertà è oggi del 32%.
Anche il peso argentino negli ultimi anni è andato malissimo: ha perso circa tre quarti del suo valore rispetto all’euro negli ultimi tre anni.
I mercati sono preoccupati e gli argentini pure. La prima mossa dopo le elezioni da parte della Banca centrale argentina è stata di quasi congelare le possibilità degli argentini di comprare dollari. Massimo 100 dollari al mese se comprati in contanti, massimo 200 dollari al mese se comprati tramite un conto corrente. Il timore che l’Argentina non ripaghi ancora una volta i propri debiti è evidente anche dal grafico dei Cds che sono volati su livelli ben al sopra dei picchi già elevati raggiunti negli ultimi 10 anni. Il rating del Paese è oggi a livello “spazzatura”.
Il Cds è una assicurazione sul fallimento di un debitore. Il prezzo dei Cds indica l’affidabilità di un debitore. Più è alto, meno il debitore è affidabile (occorre pagare molto per assicurarsi). Pensalo come a un termometro della febbre. Ti dà anche un’idea della probabilità di fallimento stimata dal mercato perché il suo prezzo è pari a una percentuale del taglio sui pagamenti per la probabilità di fallimento; per esempio un Cds pari a 700 indica una probabilità del 10% di un taglio del 70% dei pagamenti (infatti 10 x 70 = 700).
Morale: non farti tentare dai prezzi attuali dei bond. Anche perché al 40% del valore di rimborso sono ancora al di sopra del valore (intorno al 30%) di quanto l’Argentina ripagò col default del 2001. Nell’ipotesi che andasse come allora, c’è una perdita potenziale del 25% anche pagando per il titolo un prezzo pari solo a 40 centesimi del suo valore di rimborso.
IL RISCHIO FALLIMENTO è SCHIZZATO ALLE STELLE
Il costo di assicurarsi dal rischio di fallimento dell’Argentina (nel grafico il valore dei Cds in dollari per titoli decennali) è salito ai massimi. Indice del fatto che il mercato non si fida più (e a onore del vero non si è mai fidato più di tanto) di Buenos Aires… Ai livelli attuali siamo praticamente ogni oltre livello di guardia.