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La doppia tassa sui dividendi esteri
un anno fa - venerdì 3 dicembre 2021
Tassazione dividendi
Quando tu compri azioni di una certa azienda, diventi socio di quest’ultima. Hai dunque diritto a partecipare all’assemblea, a dire la tua sull’andamento della gestione aziendale e hai diritto a percepire i dividendi. Questi ultimi sono una parte degli utili aziendali che vengono distribuiti ai soci dell’azienda. Se un’azienda decide di pagare come dividendi 0,1 euro per azione e tu hai 1.000 azioni, avrai diritto a 100 euro complessivi di dividendi. Questo importo, però, è lordo: lo Stato italiano ha deciso che tu debba pagare il 26% di tasse sui dividendi (ma anche su altri proventi finanziari) che percepisci. Quindi il tuo incasso netto, non sarà di 100 euro, ma di 74 euro (in quanto 26 li devi poi versare al Fisco italiano). Ora questo vale se l’azione che ti paga i dividendi è italiana. Se l’azione è estera, i dividendi saranno prima tassati nel Paese d’origine dell’azienda e poi, sulla parte rimanente, saranno tassati dallo Stato italiano. Per esempio, supponiamo tu abbia 1.000 azioni di una società belga e che questa paghi un dividendo lordo di 0,1 euro per azione. In Belgio i dividendi sono soggetti a una tassazione del 30%, questo significa che i tuoi 0,1 arrivano alla frontiera italiana già decurtati a 0,07 – è il cosiddetto “netto frontiera”. Su questi 0,07 euro poi dovrai pagare il 26% allo Stato italiano: il dividendo netto finale diventa di 0,0518 euro per azione, per un incasso totale di 51,8 euro. La doppia tassazione effettiva, dunque, per dividendi pagati dalle azioni di società belghe è del 48,2%.
Oltre a pagare tasse sui dividendi, il Fisco batte cassa anche sui guadagni legati al rialzo dei prezzi delle azioni che hai acquistato: questi guadagni si chiamano tecnicamente plusvalenze. Attenzione, però: sulle plusvalenze non c’è la doppia tassazione. Sia che le plusvalenze derivino da azioni italiane, sia che derivino da azioni estere paghi solo il 26%.
A quanto ammontano le tasse sui dividendi esteri
Nella tabella La tassazione “alla fonte” dei dividendi trovi a quanto ammontano le tasse sui dividendi nei principali Paesi su cui puoi comprare facilmente azioni. Come vedi, tra i Paesi più esosi c’è la Svizzera, con il 35% – significa che la tassazione effettiva per un risparmiatore italiano sui dividendi pagati da società svizzere è pari al 51,9% – mentre tra i Paesi meno esosi ci sono il Brasile e il Regno Unito – la tassazione è 0% quindi sarai tassato solo per il 26% italiano. Fai molta attenzione a due cose. Primo: quello che conta per la doppia tassazione è il Paese dove ha sede la società. In pratica, anche se compri azioni francesi o svizzere o tedesche sulla Borsa di Milano, sarai comunque soggetto alla doppia tassazione. Secondo: le aliquote che abbiamo qui riportato sono quelle normalmente applicate. Ci possono essere casi in cui l’aliquota applicata è differente: per esempio, in Italia se un dividendo non viene distribuito attingendo agli utili societari, ma alle riserve, questo non verrà tassato (quindi per te la tassazione sarà 0, incasserai tutto l’importo lordo), ma contribuirà alla riduzione del prezzo di carico fiscale delle azioni (il che significa che comunque lo Stato non ti regala nulla, in quanto non paghi quelle tasse ora, ma le pagherai al momento della vendita delle tue azioni).
Supponi di investire 2.000 euro in azioni francesi. Solitamente le società francesi offrono un rendimento da dividendo del 2% annuo lordo. Significa che, al netto delle doppia tassazione, puoi aspettarti 21,756 euro di dividendi all’anno. Con l’applicazione del 15% previsto dalle convenzioni, diventerebbero 25,16 euro. In pratica, recupereresti 3,404 euro all’anno e solo l’attestazione che sei cittadino italiano costa 3,10 euro. Per importi di questo tipo il gioco non vale la candela.
Il caso degli Usa e le convenzioni contro la doppia tassa
Nella tabella puoi vedere che per gli Stati Uniti abbiamo indicato il 15% con un 30% tra parentesi. In effetti, la tassazione che normalmente sarebbe applicata dal Fisco americano ai dividendi pagati da società Usa a investitori italiani sarebbe del 30%. Quando, però, apri il conto corrente italiano, tutte le banche ti fanno firmare il modulo W-8BEN: accerta che tu sei cittadino italiano e che puoi beneficare della convenzione tra Italia e Stati Uniti che riduce quella tassazione dal 30% al 15%. Ecco perché, nei fatti, sui dividendi americani sarai tassato prima solo al 15% e poi, sulla parte restante, al 26%. Non ci sono convenzioni con gli altri Paesi? Sì esistono e normalmente riducono la tassazione “estera” al 15% (resta sempre e comunque il 26% applicato sul “netto frontiera” da parte del Fisco italiano), ma la procedura per farti applicare l’aliquota ribassata è complessa. Devi prima recuperare il modulo adatto, poi lo devi compilare (e potrebbe essere nella lingua straniera), poi te lo devi far vidimare dall’Agenzia delle entrate italiana (deve certificare che sei cittadino italiano) e poi, in genere, devi spedire tutto all’Agenzia delle entrate del Paese estero, con la documentazione che attesa l’effettivo incasso del dividendo. Attenzione: non si fa una volta sola, ma potenzialmente per ogni dividendo. Un impegno di tempo e risorse che spesso costa più di quanto risparmieresti con l’aliquota ribassata.
Fa tutto la banca per conto tuo
Ma perché le banche non applicano direttamente le ridotte aliquote derivanti dalle convenzioni? Perché non dipende solo da loro. I dividendi pagati dalle società estere fanno un giro un po’ lungo: in estrema sintesi, la società paga una banca depositaria che fa da collettore per i dividendi di tutti. Sarà poi la depositaria a mandar gli importi in giro per il mondo. Questa in genere non sa se i percettori sono italiani, danesi o boliviani, quindi applica la tassazione “normale” dal Fisco del Paese di residenza della società che ha pagato i dividendi. Questi sono i soldi che poi arrivano nei vari Paesi – di nuovo, il famoso “netto frontiera” – ed è su questo che poi le banche applicano il 26%. Sì, perché normalmente quando apri un conto con una banca italiana scegli il “regime amministrato”.
Quando apri il conto titoli – lo strumento essenziale per comprare e vendere azioni – puoi anche scegliere il “regime della dichiarazione”. Significa che devi fare tu tutti i calcoli fiscali e metterti tu in regola col Fisco italiano: in questo caso sì che devi compilare la dichiarazione dei redditi per pagare il 26% dovuto sui dividendi (italiani e esteri).
Ciò significa che è la banca italiana a prendersi carico di tutte le incombenze fiscali per conto tuo e far sì che tu paghi sugli investimenti tutte le tasse dovute. Quindi è la banca italiana che applica e poi versa al Fisco il 26% di tasse che tu devi pagare sul “netto frontiera”. Siccome la banca fa tutto al posto tuo, tu non devi fare ulteriori dichiarazioni in merito ai dividendi: sei già a posto così.
Danimarca: la tassazione è al 27% ma per piccoli risparmiatori italiani dovrebbe ridursi al 15%. Facci sapere cosa fa la tua banca.
Portogallo: la tassazione è al 25%, ma per singoli individui sale al 28%. Se i dividendi confluiscono in conti “omnibus” con difficoltà di rilevazione del percettore finale potrebbe essere applicato il 35%.
La tassazione “alla fonte” dei dividendi | ||||
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Paese e iniziale Isin | Aliquota | Paese e iniziale Isin | Aliquota | |
Australia (AU) | 30% | Italia (IT) | 26% | |
Belgio (BE) | 30% | Paesi Bassi (NL) | 15% | |
Brasile (BR) | 0% | Portogallo (PT) | 25%/28%/35% | |
Corea del Sud (KR) | 22% | Regno Unito (GB) | 0% | |
Danimarca (DK) | 27%/15% | Spagna (ES) | 19% | |
Francia (FR) | 26,5% | Stati Uniti (US) | 15% (30%) | |
Germania (DE) | 26.375% | Svezia (SE) | 30% | |
Israele (IL) | 25% | Svizzera (CH) | 35% |
Le aliquote riportate nella tabella sono quelle al momento in vigore nei vari Paesi. Non è detto che non possano cambiare nel corso del tempo – nel nostro Paese, per esempio, fino a pochi anni fa l’aliquota non era del 26%, ma del 20%, mentre la Francia negli ultimi anni sta perseguendo anno dopo anno una politica di riduzione dell’aliquota.