Dipende dal tuo Iban
Più volte abbiamo consigliato il conto corrente N26 per aprire un conto all’estero senza muoverti dall’Italia. Da alcuni mesi N26 ha aperto una succursale italiana, e i “nuovi” conti non sono più tedeschi, ma italiani.
N26 con Iban italiano
Se hai appena aperto il conto corrente con N26 (https://n26.com/it-it, lo apri direttamente dal tuo smartphone), hai un codice IBAN italiano, che inizia per IT. Se non sei sicuro, controlla nell’estratto conto. Cosa significa? Che non sei titolare di un conto corrente tedesco, ma italiano, perché lo hai aperto presso la succursale italiana di N26. Questa è la situazione in cui si trova, a grandi linee, chi è diventato cliente di N26 da aprile 2020. Se è il tuo caso non devi dichiarare nulla, ci penserà la succursale italiana di N26 a versare al fisco per te il bollo di legge, se dovuto.
N26 con Iban tedesco
Se, invece, hai aperto il conto in tempi meno recenti, e hai un IBAN che inizia con le lettere DE, quindi tedesco, potresti dover inserire il tuo conto N26 in dichiarazione. In questo caso, infatti, dovrai occuparti tu della parte fiscale, perché la banca non lo farà per te. Dovrai farlo solo se la giacenza media sul conto, nell’anno, supererà i 5.000 euro (è un’informazione che la banca ti fornisce ogni anno. La trovi nella sezione “comunicazioni”). In questo caso dovrai compilare il quadro RW del Modello Redditi per persone fisiche, indicando il tuo conto N26, e pagare, così, l’Ivafe. Se, invece, nell’anno non hai superato la giacenza media di 5.000 euro, non devi preoccuparti di nulla, perché non dovrai dichiarare nulla.
N26 è una banca tedesca che offre un conto corrente a zero spese. Rispetto alle altre banche tedesche la cosa bella è che puoi aprire il conto anche tu residente italiano facendo tutto in poco tempo direttamente da casa tua: basta uno smartphone. Essendo una banca tedesca il tuo conto corrente, fino a pochi giorni fa, aveva un codice Iban tedesco che iniziava con DE, Germania. Insomma, il cliente italiano di N26 aveva un conto in Germania senza spostarsi dal divano di casa. Negli ultimi giorni, però, qualcosa è cambiato e quando si apre il conto corrente con N26 il codice Iban del conto inizia con IT, Italia. Che succede?
Cuore tedesco con un piede in italia
N26 resta una banca tedesca, ma ha aperto una succursale italiana e ora i conti correnti sono offerti da questa succursale: per questo il codice Iban inizia per IT. Ecco le tre conseguenze principali di questa novità.
Caratteristiche del conto. Da questo punto di vista non cambia niente: il conto per le esigenze di base (prelievi al bancomat, invio bonifici…) resta a costo 0. Anzi ci sono persino dei vantaggi in più. Primo: non devi più preoccuparti di compilare la dichiarazione dei redditi per pagare il bollo di legge se la giacenza media sul conto supera i 5.000 euro. Lo farà la banca per te addebitandoti la tassa sul conto – risparmi tempo e costi del commercialista. Secondo: in ogni caso la banca ti paga il bollo di tasca sua fino al 30 settembre 2020. Terzo: a differenza di prima, puoi ora farti accreditare stipendio o pensione direttamente sul conto.
Protezione tedesca. Anche da questo punto di vista non cambia niente. La banca resta tedesca quindi in caso di difficoltà sarà il fondo interbancario tedesco a garantirti il rimborso delle somme sul conto fino a 100.000. Se, quindi, avevi scelto la banca per timore di una fragilità del sistema finanziario italiano, la scelta di N26 resta corretta anche con l’Iban italiano.
Salvarsi dal prelievo forzoso. Sotto questo punto di vista, invece, le cose cambiano. La succursale italiana che ti apre il conto ora ti fa da sostituto d’imposta: come può addebitarti il bollo per conto dello Stato, nottetempo può anche addebitarti la tassa del prelievo forzoso. Quindi se volevi aprire N26 solo per sperare di scampare all’eventuale prelievo forzoso, forse ti conviene cercare qualcos’altro – chi ha aperto N26 in passato mantiene invece il suo conto con codice Iban tedesco emesso dalla casa madre tedesca (ma occhio comunque ai rischi, vedi paragrafo Del doman non v’è certezza).
L’alternativa olandese
L’unica vera facile alternativa è rappresentata dal conto corrente olandese bunq. Il conto – che loro chiamano premium – si apre facilmente da casa in poco tempo come quello di N26: è essenziale, però, che tu abbia uno smartphone perché poi il conto si gestirà solo tramite app dal telefonino. Rispetto a N26, la banca non risulta iscritta nell’albo di Banca d’Italia, né nel registro delle imprese di Milano. Inoltre, il tuo conto avrà un codice Iban che inizia per NL, quindi olandese. In questo senso, dunque, puoi pensare di essere più al sicuro da un prelievo forzoso applicato ai conti correnti italiani (ma non ci sono garanzie, vedi più avanti). Anche da un punto di vista della sicurezza sei tranquillo: in caso di difficoltà della banca, sarà il fondo interbancario olandese – è considerato dal mercato un Paese sicuro praticamente come la Germania – a garantirti il rimborso delle somme sul conto fino a 100.000. Il problema di bunq è che il conto è caro. Pur offrendo funzionalità simili a quelle di N26 (accredito stipendio, bonifici, prelievi bancomat), costa 7,99 euro al mese (primo mese gratis). Inoltre, sono gratuiti solo 10 prelievi al mese da sportelli bancomat, poi paghi una commissione di 0,99 euro per prelievo (per N26 non ci sono limiti). Infine, ti devi occupare tu di tutta la fiscalità – tra le altre cose, devi pagare il bollo tramite dichiarazione dei redditi se la giacenza media annua è superiore a 5.000 euro.
E Revolut? E le banche svizzere?
Revolut è un conto a zero spese offerto da una società britannica, quindi avrai il tuo codice Iban che inizia con GB. Potresti, dunque, stare relativamente tranquillo dal punto di vista del prelievo forzoso. Inoltre anche come costi è una buona opportunità: il conto è a costo 0 (salvo le spese di consegna della carta di credito/bancomat) e le funzionalità sono quelle basiche di un conto corrente. Attenzione, però, non siamo in presenza di un vero conto corrente: Revolut, infatti, non è una banca, ma una società che emette “moneta virtuale”. La conseguenza è che, in caso di difficoltà della società, non hai il paracadute di un fondo di tutela interbancario. È vero che la società dichiara di tenere i tuoi soldi in conti separati non aggredibili dai suoi creditori – un po’ come accade per le gestioni separate delle assicurazioni – ma l’assenza del fondo interbancario è caratteristica che devi avere presente prima di valutare l’apertura del conto. Restano, inoltre, tutti gli obblighi dichiarativi evidenziati anche per bunq. Per le banche svizzere invece il problema è la richiesta di dover presentarsi fisicamente allo sportello: cosa, al momento, non fattibile.
Del doman non v’è certezza
La morale è semplice: non ci sono pasti gratis. Ogni soluzione relativa a un conto corrente all’estero comporta dei limiti. E ci teniamo a sottolinearti una cosa importante: non sappiamo come la legge sul prelievo forzoso (se ci sarà) sarà scritta. E dunque non si può escludere che in qualche modo, anche se apri un conto con un codice Iban estero, lo Stato possa risalire comunque a te – l’attivazione di questi conti avviene tramite bonifici o versamenti tramite carta di credito, quindi tutto è alla luce del sole – e chiederti di saldare la quota di “patrimoniale” in dichiarazione dei redditi.
Il codice Iban è quella stringa di lettere e numeri che identifica il tuo conto in maniera univoca e ti permette, per esempio, di inviare e ricevere i bonifici.
Normalmente il bollo viene pagato trimestralmente: 8,55 euro se nel trimestre la giacenza media sul conto è stata superiore a 5.000 euro. Fino al 30 settembre 2020 se lasci più di 5.000 euro sul conto di N26, la banca paga il bollo allo Stato di tasca sua.
Ma N26 è sicura? L’ultimo bilancio disponibile è del 2018. La banca ha indicatori di solidità eccellenti, di quasi il 31%, perché l’attività di concessione prestiti è ancora molto limitata (assente in diversi Paesi). La banca ha però anche chiuso il bilancio in perdita, gravata dai costi per la crescita (personale e pubblicitario). Insomma, bene ma non benissimo.
Il conto “travel”, sempre offerto da bunq, non è un vero conto corrente, ma di fatto solo una carta prepagata: non ha canone, ma devi pagare 9,99 euro all’emissione della carta e poi 0,99 euro di commissioni ogni volta che prelevi i soldi dal bancomat. Non puoi fare nemmeno bonifici.
bunq è sicura? Stessa situazione di N26. Nel 2018 (ultimo bilancio disponibile) indicatori di solidità stellari, del 370%, ma bilancio in perdita che obbliga l’unico proprietario a iniettare capitale. Insomma, bene ma non benissimo.