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Non c’è nulla da ridere

Data di pubblicazione  24 ottobre 2011
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E non è per una questione di diplomazia, ma proprio perché l’Europa è come una grande galea, una di quelle grandi navi a remi dei secoli che furono, in cui i rematori stavano tutti ai remi legati gli uni agli altri.
E non è per una questione di diplomazia, ma proprio perché l’Europa è come una grande galea, una di quelle grandi navi a remi dei secoli che furono, in cui i rematori stavano tutti ai remi legati gli uni agli altri. Se si va a fondo si va a fondo tutti insieme. E le prime avvisaglie ci sono già fin da ora, sinistri scricchiolii che spingono i mercati a dire che Parigi sta sì messa meglio di Roma e Madrid, ma che non bisogna dimenticare che proprio a Parigi hanno sede grossi nomi della finanza mondiale come Société Générale o Bnp o Crédit Agricole. Si tratta di banche esposte al Sud Europa che in caso di crisi dei Paesi del Mediterraneo potrebbero drenare non pochi soldi alle casse della Marianna. La situazione a qualcuno potrebbe ricordare quella irlandese di qualche tempo fa. Dublino, come conti pubblici era una meraviglia (più che oggi Parigi), poi, però, ha salvato le sue banche perdendo se stessa. E se Parigi crollasse Berlino potrebbe resistere? Quando un castello di carte inizia a cadere, non si sa mai cosa rimane in piedi sul tavolo: crollano i bond, poi le azioni, perfino gli immobili danno segni di cedimento (la domanda di mutui in Italia, ad esempio, è scesa, così come la voglia di investirvi). Insomma: la situazione è grave, ma è ancora soprattutto una crisi di fiducia e per creare fiducia occorre parlare come gente seria. Per come stanno andando le cose non c’è nulla da ridere.