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Dimesso!

Data di pubblicazione  14 novembre 2011
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Questo l’urlo che si è levato da più parti d’Italia, questa la cantilena che da alcuni mesi cadenzava il ritmo dei nostri rapporti coi cugini d’oltralpe, e alla fine, la scorsa settimana, Lorenzo Bini Smaghi ha ceduto e si è dimesso da consigliere
Questo l’urlo che si è levato da più parti d’Italia, questa la cantilena che da alcuni mesi cadenzava il ritmo dei nostri rapporti coi cugini d’oltralpe, e alla fine, la scorsa settimana, Lorenzo Bini Smaghi ha ceduto e si è dimesso da consigliere della Bce. Sarà felice Sarkozy che ora potrà far mettere un francese nell’Eurotower di Francoforte, saranno felici molti italiani che vedono in questo passo indietro di un italiano un passo avanti per tutto il Paese, già in gramaglie per ben altri motivi. Ma tant’è che alla chetichella, e quatto quatto se n’è andato via un pezzettino dell’indipendenza della Banca centrale europea. Perché diciamolo chiaro, se è vero che Bini Smaghi ha il passaporto italiano, quando uno entra nei sacri cancelli della stanza dei bottoni di Francoforte diventa un servitore dell’Europa intera e non più della (sola) sua patria. Le sue dimissioni in quanto italiano per lasciar posto domani a un candidato francese puzzano di lottizzazione e di ferita all’indipendenza della Banca centrale. Indipendenza che, lo ricordiamo, è nata a tutela dei cittadini proprio per evitare che il sovrano (cioè il governo), battendo moneta, potesse baloccarsi con quel vizio cattivo che si chiama signoraggio che, in tempi lontani, imbastardiva la lega di metallo prezioso nelle monete svalutandole e, in tempi più vicini, metteva in moto le rotative con lo stesso effetto inflattivo. Ed è assai triste che, in questo periodo di gente così attenta alla stabilità dei mercati, non si sia levata nessuna voce autorevole a zittire Sarkozy, neanche dai piani alti di Francoforte.