Commissari ovunque
Data di pubblicazione 18 novembre 2013
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Un Paese con 60 milioni di CT della nazionale di calcio non potrà che finire la sua storia soffocato dai commissariamenti.
Un Paese con 60 milioni di CT della nazionale di calcio non potrà che finire la sua storia soffocato dai commissariamenti. Dei commissari potrebbero arrivare perfino in Banca Carige e ce ne sono già da mesi in ben dodici banche in amministrazione straordinaria. Un commissario lo abbiamo alla spending review (prima fu Bondi, ora è Cottarelli) e di qui si può proseguire a lungo senza dimenticare Montalbano. Il solo commissario di cui manca la nomina (formale) è quello che metterà sotto tutela il nostro governo. Tuttavia ho come la sensazione che in qualche modo la Troika (Commissione, Banca centrale europea e Fondo monetario) sia già a Roma. Non siamo commissariati, ma la legge di stabilità, quella che un tempo era la Finanziaria, ha meritato la semibocciatura europea. I commissari-in-attesa-di-nomina han puntato il dito sulle debolezze strutturali del Bel Paese e ci han fatto mancare il jolly di tre miliardi di euro sugli sforamenti del deficit altrimenti concessi ai Paesi più virtuosi. Ma come dare torto ai nostri commissari-in-attesa-di-nomina? Siamo quelli che ancora oggi stanno a discutere su dove racimolare 300 milioni di euro per coprire la cassa integrazione straordinaria (su un bilancio pubblico di centinaia di miliardi) e pure dell’ultima rata dell’Imu che dovrebbe sparire, ma ancora non si sa bene come. E intanto nelle ultime due settimane Piazza Affari ha perso il 2,5%, mentre Wall Street guadagnava il 2%, consolidando una crescita a favore della Borsa americana di oltre 25% da inizio anno, contro un risultato di poco oltre la metà per casa nostra. Certo, nel frattempo Piazza Affari ha generato grosse cadute e orgogliose impennate. Ma il bilancio di tutto il periodo mi conferma nel mio pessimismo su Milano e nella preferenza per New York.