Un ambo per Matteo
Data di pubblicazione 17 marzo 2014
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Matteo, prendi carta e penna e segnati due numeri. Ti serviranno per non fare scelte avventate. Sono il 47 e il 53.
Matteo, prendi carta e penna e segnati due numeri. Ti serviranno per non fare scelte avventate. Sono il 47 e il 53. Sono due articoli della costituzione: tutela del risparmio e progressività del sistema tributario. Molti lettori mi hanno scritto e, salvo un paio, sono tutti contrarissimi alla tua proposta di tassare i frutti dei risparmi al 26%. Visto che vai di fretta e che in cuor tuo hai già deciso so che nulla ti farà recedere. Dato, però, che le tue stelle polari sono l’Europa (per la tassazione delle rendite) e un padre costituente come Giorgio la Pira, ti chiedo di essere coerente. Elimina l’imposta di bollo (patrimoniale dallo spirito poco europeo) e metti in pratica gli articoli costituzionali che ti ho citato. Come? Metti pure il tuo 26% sulle rendite, ma solo come acconto. Poi abolisci la tassazione separata dei guadagni finanziari e falli mettere in dichiarazione senza distinzione rispetto ai redditi da lavoro. Ma a due condizioni. Che contribuiscano all’imponibile solo per il 70% del loro importo, che quanto versato d’acconto (il 26%) sia tutto detraibile. Ho fatto dei conti: chi guadagna 50.000 euro finirebbe per pagare il 26% come vuoi tu. Chi guadagna meno pagherebbe meno, chi guadagna di più pagherebbe di più. Le aliquote sarebbero progressive e andrebbero dal 16% dei redditi più bassi al 30% di quelli più alti. Con alcuni vantaggi. La fine di orrende distorsioni fiscali. Infatti potremo finalmente compensare i guadagni sui fondi con le perdite sulle azioni. E, non da ultimo, compensando le perdite finanziarie con i guadagni sul reddito viene a meno il problema che quattro anni non sempre bastano per portarsi in detrazione le perdite. Avresti la botte piena e la moglie ubriaca: un sistema fiscale più equo e un’Europa più vicina.