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La mano di bianco

Data di pubblicazione  18 aprile 2014
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Tanto tuonò che alla fine piovve e Renzi ha rivoltato come un calzino le controllate dello Stato procedendo a una infornata di nuove nomine ai vertici.
Tanto tuonò che alla fine piovve e Renzi ha rivoltato come un calzino le controllate dello Stato procedendo a una infornata di nuove nomine ai vertici. Professionisti della dietrologia e commentatori si sono divertiti al gioco del totoamico per scoprire quali santi in paradiso aveva questo presidente e quanti quell’altro amministratore delegato. In questo gioco non voglio entrarci. C’è un’altra conseguenza delle nomine che, invece, mi preoccupa: l’effetto trasloco. Quando si cambia casa sono due le cose che come minimo si fanno: si dà su una mano di bianco alle pareti e si cambiano i sanitari. Lo stesso accade d’abitudine quando il governo procede alle nuove nomine. I nuovi amministratori si armano di ramazza e iniziano a spazzare i conti delle società su cui sono stati paracadutati. La scusa è che vanno riviste le strategie. Lo scopo è passare per salvatori della patria rilevando una società decotta e rilanciandola, o, quantomeno, non passare per fessi se la situazione diventasse ingestibile. L’effetto è che magari una società acquistata cinque anni fa per un miliardo ora viene valutata la metà. Ciò comporta una svalutazione di 500 milioni di euro, ossia una perdita che va a gravare sui bilanci della controllata pubblica e può, a seconda dei casi, ridurre gli utili, o mandare perfino i conti in rosso. Il mio timore è che fra poco possa accadere proprio questo – è già successo in passato – e che le quotazioni di Borsa di quei titoli si prendano delle batoste – è già successo in passato - e gli azionisti restino col cerino in mano – è successo in passato, ma ora, a te che mi leggi, non accadrà più. In Detto tra noi trovi tutti i dettagli.