Sciacalli o filantropi?
Data di pubblicazione 29 settembre 2014
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Ogni nuovo malato di ebola - a patto che sia bianco, “di razza caucasica” - è una monetina che cade nel salvadanaio delle società farmaceutiche.
Ogni nuovo malato di ebola - a patto che sia bianco, “di razza caucasica” - è una monetina che cade nel salvadanaio delle società farmaceutiche. Basta la notizia di un nuovo contagio e le quotazioni delle società che si stanno occupando di creare un vaccino hanno un sussulto d’orgoglio in Borsa. Viceversa quando l’epidemia si diffonde senza far rumore perché i malati non appartengono a Paesi occidentali si calmano le acque. Non tutti i morti sono uguali, ma alcuni morti sono più uguali degli altri e offrono un’occasione per speculare. Troppo cinico? Troppo pessimista? Troppo di entrambi? Trovi sconveniente che ci sia chi speculi sulle morti altrui? E chi dia informazioni e consigli su come farlo? Che ne pensi? Non rispondere affrettatamente: ti do un’altra prospettiva con cui guardare alle cose. I soldi che piovono sui titoli farmaceutici in queste fasi di tensione fanno anche piovere denaro sul campo della ricerca finanziando di fatto la scoperta di vaccini e di nuove cure. Quei soldi si propongono di salvare vite e alleviare sofferenze. La speculazione è, quindi, una forma di filantropia che non osa dire il suo nome. Tu, come la vedi? La tua opinione in materia è importante per me: vorrei sapere che cosa ne pensi, anche per regolarmi su come e se consigliarti. Scrivimi a direttore@altroconsumo.it. Intanto, per rendere questo discorso pratico in Detto tra noi ti parlo di Tekmira, società che sta approntando dei rimedi contro Ebola.