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Mal baltico

Data di pubblicazione  16 febbraio 2015
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MAL BALTICO

Dopo che il mese scorso la Banca centrale svizzera ha abbandonato la valuta rossocrociata alla mercé dei mercati rinunciando al rapporto fisso di 1,2 franchi per un euro, gli speculatori si sono mossi alla ricerca di altri cambi fissi (o presunti tali) da scardinare. Il gioco è lo stesso che fece fare quattrini a George Soros nel 1992 quando saltarono la sterlina e la lira: scommettere che una Banca centrale si dichiari sconfitta e cali le brache. I cambi oggetto delle nuove scommesse sono quelli di corona danese e corona svedese con l’euro. La prima è legata alla moneta unica da accordi internazionali. La seconda no (in teoria potrebbe andare dove vuole), ma visti i legami commerciali tra Svezia e Eurozona, viene artificialmente tenuta ancorata all’euro. E, infatti, a riprova di questo, la scorsa settimana anche la Riksbank, la Banca centrale svedese, ha deciso di acquistare titoli di Stato come la cugina guidata da Draghi per abbassare i tassi, rendere meno appetibile la corona e tenerla, così, più facilmente agganciata all’euro che affonda. C’è chi mi chiede: che faccio coi miei bond svedesi dopo la decisione della Riksbank? Rispondo: non disfartene. Restano nei nostri portafogli. Non penso che la speculazione l’avrà vinta e, se anche così fosse, tu avresti da guadagnarne visto la tendenza dell’euro ad affondare e della corona a primeggiare. In secondo luogo la Svezia è pur sempre un Paese col blasone della tripla A. In tempi di bizze greche e guerriglie ucraine, son cose cui dare un giusto peso. Una quota di bond svedesi in portafoglio ha più che mai il suo perché: trai l’assicurazione che, se dovesse succedere qualcosa, un grande imprevisto, avresti comunque un riparo.

 
 
                                                                                           Vincenzo Somma
                                                                        direttore responsabile Altroconsumo Finanza