Cenerentola
È famosa per una scarpina di cristallo. La fanciulla se la perde scappando a rotta di collo da una festa perché s’era fatto tardi e l’incantesimo di cui era stata beneficiata sarebbe svanito di lì a poco: cocchio, cocchiere e cavalli, allo scoccar di mezzanotte, si sarebbero trasformati in una zucca, un ronzino e quattro sorci! Quel che poi erano in realtà. Occhio dunque con ‘ste Poste che si quotano in Borsa: gli do tempo 30 giorni di sfavillii che poi torneranno quel che sono... Ma andiam con ordine. Settimana scorsa tutti a chiedermi: “E delle Poste che si quotano, che mi dici?”. A preoccuparmi soprattutto le telefonate in cui mi dicevate di esser stati contattati dalla vostra banca per prenotarle “perché andranno a ruba”. Il prospetto informativo non era ancora disponibile e senza quel librone che ti radiografa la società ogni invito a comprare e ogni promessa, oltre ad esser illegali, sono da ascriversi tra le balle da bar sport. Quando lunedì ho messo le mani sul prospetto – 988 pagine – sono andato a vedere se di vero affare si trattasse. Macché. A esser generosi la richiesta tra i 6 e i 7,5 euri fa di Poste un titolo correttamente valutato. Perché tutta st’ansia da acquisto allora? Se le azioni non bastassero si tira a sorte o si dimezza il lotto minimo da 500 a 250 e voilà, tutti contenti. Poi sono andato a vedermi quanto incassano le banche. Lo 0,45%. Niente rispetto ai soliti prezzi – almeno 10 volte tanto. Poi ho capito. Le banche hanno la possibilità di prendere il 3,5% della società entro un mese dal collocamento allo stesso prezzo tuo, solo che, se farlo, possono deciderlo dopo. Se in Borsa va bene, loro comprano al vecchio prezzo e ci guadagnano, se va male... Capisci ora perché ti spingono all’acquisto con mezzi e mezzucci? Così mi son fatto persuaso che nei primi 30 giorni Poste andran bene in Borsa. Tu scommettici: compra Poste, ma pronto a vendere. Prima di mezzanotte.